di Cristina Salzarulo
Oggi la fotografia è semplice e veloce, basta accendere il proprio cellulare per immortalare in un attimo i momenti che vogliamo custodire con noi per sempre senza nessuna fatica, ma parliamo con chi, da una semplice passione, ha costruito il lavoro dei suoi sogni: Andrea Drago, 21 anni, Fotografo Partiamo dalle basi, come è nata la sua passione, e come l’ha trasformata in lavoro? “Sono sempre stato un bambino curioso e molto attivo, ma la vera passione è nata intorno ai quindici anni, quando ho iniziato a scattare le prime foto con il telefono. Il mondo della fotografia mi ha affascinato dal primo momento ed ero contento di cosa riuscivo a creare; volevo sperimentare sempre più, e quando la fotocamera del telefono è iniziata a “starmi stretta”, ho comprato la mia prima macchina, ho imparato ad utilizzarla sul campo, poi ho iniziato a postare i miei lavori online e a farmi conoscere da sempre più persone che hanno iniziato a chiamarmi per i propri eventi, o per degli shooting”. Qual è il più grande obiettivo che si poni per quanto riguarda la carriera? “Sicuramente, una delle mie priorità è cercare di capire in quale ambito sono e sarò più richiesto; se fosse quello degli eventi, mi piacerebbe uscire dalla cerchia locale e collaborare con artisti famosi per seguirli in giro per l’Italia durante i tour, scattare per le copertine degli album e per le collaborazioni e fotografarli anche durante la vita quotidiana”. C’è qualcuno a cui si ispira? “Con l’avvento del digitale e dal momento che sono un fotografo giovane, non ho avuto come riferimento fotografi di vecchio stampo ma, se dovessi considerare il lato da street photography, mi ispirerei a Doisneau che scattava in bianco e nero, a pellicola e meravigliava con i suoi scatti, per la bravura con cui riusciva a cogliere il momento giusto. Mi sento molto influenzato da ciò che vedo su internet, ma sto cercando di creare uno stile personale, utilizzando, anche se in digitale, i toni e i colori del vintage”. Qual è la parte del suo lavoro che preferisce? “Avere un contatto con le persone, conoscerle prima di fotografarle, cercare di capire i tipi, cosa hanno da raccontare e, una volta capito ciò, cercare di far emergere con le mie foto i loro lati più intimi e nascosti che altri non hanno, perciò mi piacciono molto i ritratti e provo a mettere sempre del mio in una foto”. Al contrario, quanto è difficile lavorare come fotografo al giorno d’oggi? Quali sono le maggiori difficoltà che incontra? “La concorrenza…Grazie ai social farsi conoscere è diventato sempre più facile; ciò da una parte è vantaggioso, ma non sempre. È difficile, perché ci si deve differenziare dalla vasta gamma di fotografi della zona, è necessario far capire al cliente quali sono i punti di forza, quale stile, il punto di vista e credo che, una volta che il pubblico è in grado di riconoscere una foto, senza bisogno della firma o del logo, significa che stai facendo un buon lavoro”. Quale è il suo scatto preferito? Ci racconti la storia dietro questa fotografia. “Ho diverse foto che mi piacciono particolarmente, ma una delle più belle è quella che ho scattato ad un signore nella metro di Napoli; mi affascina perché è nata per sbaglio, dalla mia curiosità, che mi ha portato ad immaginare la sua storia, dove fosse diretto e cosa avesse da raccontare. Inoltre, fa capire quanto il tempismo giochi un ruolo fondamentale, perché per questo tipo di scatti bisogna trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Avendo scattato all’insaputa del signore, mi ricorda anche che è necessario essere discreti, per non rovinare l’attimo e riuscire a scattare una foto autentica”.