Amaturo, Ma ci sei o ci fai? - Le Cronache Salerno
Salerno

Amaturo, Ma ci sei o ci fai?

Amaturo, Ma ci sei o ci fai?

Eh già, perché era così che amavamo prenderci in giro: – Claudio lo è, Matteo lo fa! Parlavamo del mestiere dell’attore che amavi tantissimo e che con tanta passione e dedizione declinavi in tanti modi: dalla radio al teatro, dal video alla televisione. Com’è difficile parlare di te con verbi al passato… Solo una cosa, però, amato fratello, avresti dovuto perfezionare: l’uscita di scena! E no, non si fa così, non è proprio nella grammatica dell’attore: non si può chiudere il sipario, senza inchinarsi, senza salutare il pubblico . E allora, questa volta mi inchino io. M’inchino davanti a te, al tuo talento, al tuo “fare” ed “essere” attore, alla tua bontà infinita, al tuo essere brillante e sempre con la battuta pronta, al tuo carisma, alla tua grande disponibilità, alla tua ironia, ai tuoi “pensieri scomposti” da “spacciatore di emozioni” – come firmavi i tuoi spunti di riflessione affidati ai social. E con me, caro fratello, si inchinano i tuoi nipoti, come amavi chiamare i miei figli, Salvatore e Alessandra, perché per loro sei “zio Matteo”. E la tua adorata Ludovica è per me la mia nipotina! Si inchinano le attrici, gli attori, i registi e tutti gli operatori dello spettacolo che, come me, hanno avuto la fortuna di lavorare con te. Si inchinano le centinaia di persone che in queste ore stanno riempiendo la tua bacheca virtuale di ricordi, di pensieri, di messaggi, di fotografie, perché tutti sono stati tuoi amici; che strano personaggio pubblico sei: conosciutissimo da tantissime persone, eppure non te la tiri per niente… Vorrei condividere uno dei tanti ricordi personali – di quel rapporto personale che avevamo – così speciale. E con me, sono tantissimi coloro che possono ricordare di come, con te, si sentivano importanti. Perché anche in questo consisteva il tuo modo essere: far sentire tutti speciali. E di cosa dovrei parlare adesso? Di quando? Quante volte siamo stati in scena insieme, tante volte a trasformarci nei personaggi del copione, e tante volte a credere entrambi, per una o due ore, di non essere Matteo e Claudio, ma il Primo Nobile e Onofrio oppure il Commissario Ruocco e Help. E ora? Ora non riesco a immaginare di tornare in scena senza di te, magari per quella “Pergamena bianca” che avevamo già dato alle scene diverse volte e che avremmo dovuto replicare tra poco più di un mese al Maschio Angioino di Napoli. Quanto vorrei che tutto questo fosse solo una delle tue tante burle di cui poi ridevamo insieme! E quanto vorrei anche stavolta dirti: zio Mattè, ma ci sei o ci fai?

Claudio Lardo