Alla Sesta Stazione il treno della solidarietà - Le Cronache
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Alla Sesta Stazione il treno della solidarietà

Alla Sesta Stazione il treno della solidarietà

Vittorio Cicalese

A Vietri sul Mare, a piazza Ferrigno per la precisione, non c’è la una vera e propria stazione ferroviaria. Eppure, c’è un binario – il sesto – che dà il nome all’Osteria di Matteo Cardamone, grazie al quale anche il comune che inaugura la Costiera Amalfitana avrà la possibilità di servire ai clienti abituali e ai turisti la pizza pascalina, al centro del nostro appello che da quasi una settimana affolla le pagine del nostro quotidiano. Tra i tanti aderenti, infatti, Matteo è stato quello che non ha voluto neanche sentire ragioni. «Ho bisogno di sapere gli ingredienti precisi per la pizza -ha esclamato Matteo, poco dopo aver letto del nostro appello- perché sono certo che questa pizza potrà dare un grande contributo. I proventi al Pascale, invece, li voglio raccogliere a priori». Un’esclamazione tuonata con convinzione dal proprietario di un’osteria tra le più rinomate del posto, che ha proseguito: «Non vedo l’ora di proporre questa pizza antitumore alla mia clientela. L’idea del Pascale è sensazionale, e mi sembra assurdo che nella provincia di Salerno non ci sia stata automaticamente la stessa attenzione su un tema così delicato. Abbiamo un prodotto, la pizza, che fa parlare di noi in tutto il mondo. Se poi fa anche bene, perché oltre ad ingredienti selezionati c’è anche uno studio preciso che garantisce l’effettivo benessere per chi assume determinati ingredienti durante un pasto, non possiamo e non dobbiamo perdere altro tempo». Gli ingredienti alla base della selezione di pizze dell’osteria sono di assoluta qualità, e particolare attenzione è stata data proprio alla farina utilizzata per la realizzazione dell’impasto, soprattutto alla luce delle polemiche degli ultimi anni legate all’utilizzo di farine eccessivamente raffinate e, per questo, demonizzate da epidemiologi ed esperti del settore: «La farina Petra che utilizziamo è di tipo 1, proprio come quella che il Pascale ha ritenuto idonea per la realizzazione della pizza pascalina. In più, la macinazione del chicco in pietra consente di salvaguardare ogni parte del chicco stesso, e quella di tipo 1 contiene un maggiore quantitativo di sostanze nutritive come la crusca e il germe del grano, garantendo maggiori benefici a chiunque mangi prodotti creati con questa farina». Le adesioni arrivano, dunque, e altre pizzerie stanno rispondendo positivamente all’appello lanciato dalle nostre pagine. Tra qualche giorno si proverà ad ipotizzare una data da proporre all’Istituto Pascale e ai pizzaioli aderenti per capire i dettagli pratici del progetto e consentire a chiunque ne abbia volontà di realizzare un ulteriore passo verso la ricerca e la cura delle patologie tumorali. Grazie al Pascale, grazie alla dieta mediterranea, grazie alla pizza pascalina, grazie ai pizzaioli che avranno (e quelli che hanno già) volontà di preparare e servire ai clienti una pizza antitumore.