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A Salvati assegni e bonifici per false fatture

A Salvati assegni e bonifici per false fatture

Salerno/Agro. Blitz anti immigrazione, retroscena sull’inchiesta della Procura Antimafia di Salerno: l’avvocato Gerardo Cembalo per ogni pratica avrebbe preso dai 2 ai 3mila euro dei 7/8mila erogati dai migranti. Il resto finiva nelle tasche dell’angrese Raffaele Nappi (con azienda a Capaccio), ritenuto figura apicale dell’organizzazione. Sarebbe stato lui, tramite anche lo stabiese Catello Cascone, a consegnare assegni e fare bonifici ai commercialisti padre e figlio Giuseppe e Nicola Salvati (tesoriere regionale Pd poi sospeso) i quali avrebbero avuto il compito di riciclare il denaro proveniente dagli affari illeciti. Spaccato di un’inchiesta che ha coinvolto 46 indagati, di cui 36 raggiunti lunedì da misura cautelare agli arresti domiciliari (di cui cinque stranieri sono sfuggiti alla cattura), e 10 a piede libero. Nappi quando era stato sentito nella precedente inchiesta (quella di luglio 2024) (titolare dell’azienda Antichi Sapori) avrebbe ammesso che i due commercialisti di Poggiomarino erano a conoscenza “che le fatture riguardavano vendite inesistenti”. Catello Cascone di Castellammare di Stabia a volte avrebbe avuto il compito di raccogliere soldi illeciti di Nappi da cui riceveva somme per 30-40mila euro in contanti e si faceva rilasciare fatture fittizie dallo studio Salvati. Sempre Nappi dopo i provvedimenti di luglio, aveva collaborato e con la sua testimonianza e ha consentito agli investigatori di portare alla luce dettagli importanti sui quali ci sarebbero altre attività. Guardia di Finanza e Carabinieri hanno ricostruito l’intero organigramma dell’organizzazione dove ciascuno aveva un ruolo ed una competenza. I guadagni su 7/8mila euro per pratica variavano dai 1.500 ai 2.000, oltre quei per l’avvocato e per lo stesso Nappi. Gli extracomunitari in cerca di un permesso di soggiorno racimolavano soldi in patria per ottenere ricongiungimenti familiari, regolarizzare la propria posizione, entrare con falsi contratti di lavoro anche se, in alcuni casi, pensavano di ottenerlo davvero un posto di lavoro tramite aziende coinvolte. Poi c’erano gli intermediari: gli stranieri che contattavano i connazionali clienti, gli italiani le aziende, i funzionari dello sportello unico, gli addetti al riciclaggio dei proventi della illecita attività. Gli intermediari erano in grado anche di fornire il passaporto a chi non lo aveva rivolgendosi ad altri personaggi che collaboravano con il gruppo. A guadagnare meno, i funzionari della Prefettura e dell’Ispettorato del Lavoro di Napoli e di Salerno: per loro il cachet variava dai 500 agli 800 euro a pratica per il rilascio del nulla osta anche in assenza dei dovuti requisiti di legge. Una volta raccolti i documenti, le pratiche andavano inserite dai privati tramite speed (ma in questo caso il massimo era di cinque richieste), oppure attraverso patronati e secondo la Procura professionisti come l’avvocato salernitano Gerardo Cembalo, già coinvolto nell’inchiesta dell’estate scorsa unitamente allo stabiese Cascone. Il legale di Eboli con studio su corso Vittorio Emanuele a Salerno, avrebbe effettuato gli inserimenti tramite propri collaboratori e chiedeva dai 5mila euro agli 8mila a pratica, 2mila o 3mila erano per lui, altri li girava a Nappi il quale poi avrebbe provveduto a pagare complici mentre il restante della somma sborsata da ogni migrante finiva nel riciclaggio dove i Salvati avrebbero avuto il compito di far scomparire l’illecito con false fatturazioni. interrogatori di garanzia tra oggi e domani.

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