di Arturo Calabrese
Si è aperto ieri a Vallo della Lucania il processo a carico di Franco Alfieri, già presidente della Provincia di Salerno, dell’Unione dei Comuni Paestum Alto e Cilento e già sindaco del comune di Capaccio Paestum.
L’ex amministratore è stato arrestato il 3 ottobre 2024 e dopo un periodo come ospite delle patrie galere è stato tradotto ai domiciliari nella sua abitazione di Torchiara. Il processo, a onor del vero, si era già aperto in quel di Salerno ma la squadra di avvocati difensori ha eccepito la non territorialità e dunque la non competenza salernitana bensì quella cilentana.
Accordata, il procedimento è stato dunque spostato presso il tribunale vallese. Alfieri, giunto in aula accompagnato dal figlio Alessandro (nella foto), è accusato di corruzione, turbata libertà degli incanti e falsità ideologica in atto pubblico aggravata, in relazione a una falsa missiva inviata a sua firma alla Regione Campania, con la quale si attestava che l’impianto di pubblica illuminazione cittadino fosse gestito direttamente dal Comune, quando invece il servizio era già in capo alla Dervit in virtù di una concessione ventennale. L’udienza, che si è svolta nell’aula intitolata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha avuto una durata di circa 90 minuti ed ha visto come unica parte civile il Comune di Capaccio Paestum.
Alla sbarra erano anche Elvira Alfieri, sorella dell’ex amministratore, il suo ex braccio destro Andrea Campanile, spesso presente nelle intercettazioni, Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, rispettivamente titolare e procuratore speciale della Dervit, e il funzionario comunale Carmine Greco. Davanti al tribunale presieduto dal magistrato Vincenzo Pellegrino, presidente del foro vallese, dopo la ratifica della costituzione di parte civile del Comune di Capaccio Paestum, il procuratore capo Francesco Rotondo – che ha assunto personalmente l’inchiesta trasferita dalla Procura di Salerno a quella cilentana – ha subito sollevato obiezioni sulla quantità di testimoni indicati dai difensori dei sei imputati; per l’ex sindaco della Città dei Templi ne sono stati annunciati addirittura trentuno.
Rotondo ha inoltre precisato che il fascicolo del dibattimento risulta, allo stato attuale, privo di alcuni atti irripetibili già compiuti, che dovranno quindi essere integrati. Il gruppo dei difensori, composto dagli avvocati Antonello Natale, Agostino De Caro, Domenicantonio D’Alessandro, Cecchino Cacciatore ed Enrico Tedesco, ha presentato varie contestazioni, in particolare sull’uso delle intercettazioni e del materiale informatico sequestrato, denunciando vizi nelle procedure seguite.
Sono state poi depositate le richieste di revoca delle misure restrittive per Alfieri e De Rosa, attualmente agli arresti domiciliari, e per D’Auria e Campanile, sottoposti al divieto di dimora insieme a Greco, per il quale l’istanza sarà avanzata nella prossima udienza fissata per il 9 ottobre. Stabilite anche le date successive: si tornerà in aula il 16 ottobre, il 20 novembre e il 4 dicembre.
In aula era presente anche il Comune di Capaccio Paestum, rappresentato dall’avvocato Raffaele Carpinelli, che si è costituito parte civile con richiesta di risarcimento danni a favore dell’ente oggi guidato dal sindaco Gaetano Paolino.
Si attende, nel frattempo, l’inizio dell’altro processo che vede Alfieri imputato, questa volta per voto di scambio politico mafioso, per il quale ha ricevuto una seconda ordinanza di arresto.





