Alessandro Turchi: “Al ProgAgri si studia con la natura” - Le Cronache
Salerno

Alessandro Turchi: “Al ProgAgri si studia con la natura”

Alessandro Turchi: “Al ProgAgri si studia con la natura”

di Andrea Orza
Nel lontano 2005, il giornalista Richard Louv si rivolge al pubblico americano mostrando una certa urgenza verso il “nature-deficit disorder”, una questione transgenerazionale ma in particolar modo infantile. Il disturbo di defict naturale, ovvero il progressivo distacco dal mondo naturale, in poco tempo, diventa una faccenda mondiale che costringe ad una revisione delle priorità nel campo dell’educazione. Alessandro Turchi, Sociologo e Dirigente scolastico del ProfAgri Salerno, trova un rimedio tramite una didattica d’avanguardia.
Qual è la prerogativa didattica del ProfAgri?
“Gli alunni al ProfAgri scelgono tutti i giorni l’incontro con la natura. Ormai estinta la minaccia Covid-19 si sono riprese le attività scolastiche laboratoriali, sebbene anche nel pieno dell’emergenza pandemica i terreni siano stati coltivati. Ad oggi il nostro istituto mette a disposizioni sette sedi oltre ad appezzamenti riservati alla produzione di vino, succhi e ad altre colture che vengono poi smistate in diversi punti vendita. Offriamo prodotti a chilometro zero, meticolosamente valutati attraverso la filiera didattica. Lo scopo del ProfAgri è quello di suggerire nuove prospettive sull’agricoltura innovativa”
Come funzionano le attività laboratoriali?
“Il ProfAgri è l’unico istituto della Campania che approfondisce il discorso dell’agricoltura tramite laboratori annessi sparsi nella provincia di Salerno. Attualmente i nostri alunni vengono accompagnati con i pullman da una sede all’altra. A seconda dell’agenda scolastica frequenteranno le botteghe tra Battipaglia, Capaccio, Sarno, Castel San Giorgio, ecc.”
Quali sono le ragioni per cui scegliere il ProfAgri?
“Ragioniamo fuori dai soliti schemi di apprendimento consapevoli della predisposizione dei nostri alunni in quanto tutti coloro che scelgono il ProfAgri desiderano imparare la professione. Non a caso, terminato il ciclo formativo, alcuni non continuano gli studi universitari se non altro perché le opportunità lavorative offerte sono molte. Sono i dati a parlare. Circa il 33% degli alunni entro 241 giorni dal diploma ha già trovato un’occupazione. Per certi versi intraprendere questa via è una scelta strategica motivata dal desiderio d’inserirsi lavorativamente.”
Il settore dell’agricoltura comprende competenze multidisciplinari e al passo con i tempi. Quali sono le prospettive future?
“L’istituto professionale agrario sta ricevendo nuove spinte negli ultimi anni e il raddoppiamento del numero di iscritti ne è la prova. Oggi si sente spesso parlare di Agricoltura 4.0, dove il settore primario dialoga con le novità tecnologiche, servendosi di sensori e droni, progettando vertical farms e interagendo con l’Internet oh things. Il ProfAgri è attualmente l’unica realtà in Campania che mette a disposizione, in primo luogo, uno spazio naturale in cui relazionarsi ma anche nuove strumentazioni con cui bisogna familiarizzare per non restare indietro”
Come contribuite all’inserimento prelavorativo e universitario?
“Agli alunni che vogliono trovare un impiego proponiamo dei collegamenti con le aziende del territorio. Ogni sede, infatti, ha il proprio bacino di offerte contrattuali e un ventaglio di scelte tra imprese casearie, vinicole e molto altro ancora. In tal caso viene proseguita l’interazione con realtà già familiari. A coloro invece che decidono di proseguire gli studi offriamo attività di orientamento, mettendoli in contatto con l’Università di Salerno e con l’Università di Portici che ospitano rinomate facoltà di Agraria”
Da sociologo cosa ritiene necessario per i suoi alunni?
“Sebbene abbia una formazione di tutt’altro tipo, dirigere il ProfAgri mi ha offerto suggestioni inaspettate. I ragazzi hanno bisogno di valorizzare le proprie inclinazioni attraverso l’esplorazione pratica di interessi tangibili. Ai miei tempi vigeva il paradigma della predestinazione lavorativa, non ci si ponevano tante domande e il futuro era certo. Oggi non è più così ma bisogna che le istituzioni scolastiche si adoperino nel tutelare le potenzialità dei giovani.”