Al via la stagione cameristica dell’Accademia Jacopo Napoli - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Al via la stagione cameristica dell’Accademia Jacopo Napoli

Al via la stagione cameristica  dell’Accademia Jacopo Napoli

Olga Chieffi

Interpreti di fama internazionale, insieme ad alcuni dei più interessanti giovani emergenti sulla scena italiana della musica classica, sono attesi a Cava de’ Tirreni per la terza edizione dei “Concerti d’autunno”. Sette gli appuntamenti, dal 19 ottobre al 5 dicembre, tutti di domenica ad eccezione dell’ultimo, ospitati nel salone del Complesso monumentale di San Giovanni, per la rassegna con cui culmina la seguitissima ed apprezzata stagione concertistica 2025 dell’Accademia musicale “Jacopo Napoli”. Diretto da Giuliano Cavaliere, il ciclo musicale rinnova l’attenzione per la valorizzazione della creatività giovanile presentando, anche in questa edizione, prime esecuzioni assolute di brani di autori under 35, selezionati nella “Call per compositori” indetta per l’occasione. Insignito, tra gli altri, del premio “Piero Farulli” 2024 nell’ambito del prestigioso “Premio Abbiati” della critica musicale italiana, sarà il fiorentino Trio Sheliak ad inaugurare il cartellone, domenica alle ore 20, con la prima esecuzione di Cinque pezzi per violino, violoncello e pianoforte del compositore Francesco Mariotti, classe 1991, che saranno interpretati tra due brani del secolo scorso, l’Opera 67 di Shostakovich e il Trio in la minore di Ravel. Il gruppo, che lo scorso anno ha debuttato anche in Cina, è formato da Emanuele Brilli al violino, Matilde Michelozzi al violoncello e Sergio Costa al pianoforte. Composto da Šostakovič tra il febbraio e l’agosto del 1944 e presentato per la prima volta il 14 novembre dello stesso anno, con il compositore al pianoforte insieme a Dmitrij Tsyganov e Sergej Širinskij del Quartetto Beethoven, il Trio in mi minore per violino, violoncello e pianoforte è un’opera dal tono intensamente drammatico, in cui la liricità si intreccia a momenti ironici e talvolta grotteschi. Tuttavia, la musica di Šostakovič va oltre il ricordo personale e si trasforma in un omaggio universale alle vittime della guerra e della Shoah, specialmente nell’ultimo movimento, dove, in un rondò dal carattere di “danza macabra”, compare una melodia di ispirazione ebraica. Il primo movimento ampio e leggermente dissonante, presenta un andamento tematico irregolare: si apre con il violoncello che suona in sordina e con armonici, seguito dal violino e dal pianoforte che entrano progressivamente su registri più bassi. Il secondo movimento, un Allegro non troppo, ha un tono ironico e beffardo, costruito su tre motivi principali, ripetuti con ritmo incalzante e aggressivo. Il terzo movimento Largo è in forma di passacaglia, esprime apertamente il dolore per la perdita dell’amico. Il pianoforte ripete sei volte una sequenza di accordi solenni e malinconici, mentre violino e violoncello intonano una melodia cupa e lamentosa, carica di dissonanze angosciose. L’ultimo movimento, l’Allegretto, è il più esteso del Trio, si apre con note staccate e ripetute che introducono una melodia di chiaro gusto ebraico, ispirata al Klezmer, è una “danza macabra” che culmina in un ritorno dei temi precedenti, che vengono ripresi e trasformati in un corale solenne e funebre, concludendosi infine in una breve e svanente coda. La formazione fiorentina, proporrà, quindi, il trio in La minore, composto da Maurice Ravel nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e della sua partenza per il fronte. Tutta la partitura è influenzata da echi e movenze del folklore musicale basco, in particolare nell’irregolarità metrico-ritmica di molte figure tematiche ed in alcune inflessioni melodiche modaleggianti. Nei quattro movimenti della composizione si ha l’impressione di una grande leggerezza, ciascuno dei brani sembra svolgersi con spontaneità e freschezza, come in un dialogo improvvisato. In realtà, la struttura del Trio è rigorosamente costruita secondo un’architettura logica precisa, c’è una visione globale che coordina i temi e le loro rielaborazioni da un movimento all’altro, correlando la forma musicale a forme poetiche e, quindi, utilizzando un’ intertestualità profonda e coerente. II Modéré iniziale, in forma-sonata, è caratterizzato da un bel tema in la minore espresso in pianissimo, sommesso e ipnotico, che in seguito, continuamente variato, modella tutta la sezione. La cellula ritmica è costruita su un metro di 8/8, modificazione di un metro basco detto zortziko, una danza basata su un metro di 5/8 con la seconda croma accentata. Il secondo movimento, Pantoum, è inserito al posto del tradizionale Scherzo e prende il nome da una particolare forma poetica a refrain diffusa nella poesia malese; presenta la sovrapposizione e lo scontro di diversi metri e di diverse figurazioni ritmi che affidate via via al pianoforte e al gruppo dei due archi. Questa forma era già nota a Victor Hugo che la utilizzò nel ciclo poetico Les Orientales; è caratterizzata da eleganti simmetrie e ripetizioni di parole e immagini che affascinarono poi anche Baudelaire. Forse, il movimento che più risente del clima di desolazione in cui la dichiarazione di guerra aveva gettato Ravel è il terzo, la lenta Passacaille. Il tema principale di questo movimento deriva da quello del secondo e appare come un mestissimo e solenne cantus firmus; la melodia intonata dal pianoforte nel registro grave viene progressivamente variata e riproposta dai tre strumenti. Nel turbinio virtuosistico del Final, movimento veloce che conclude la composizione, spiccano le figurazioni in tempi dispari di 5/4 e 7/8, in un’esuberanza in cui l’asimmetria e il vigore delle figurazioni ritmiche si coniuga alla virtuosistica opulenza della scrittura: tutti gli strumenti dispiegano un tale volume di suono che si stenta a credere siano solo tre, lasciando all’ascoltatore un intenso e struggente ricordo.