di Luca Ferrini
E’ il momento di ‘After ‘A Chiena Jazz, la sezione dedicata a questo genere nel cartellone di “‘A Chiena”, quel viaggio tra arte, natura e storia – intervento co-finanziato dal POC Campania 2014-2020, rigenerazione urbana, politiche per il Turismo e la Cultura, nell’ambito del programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed enogastronomico di portata nazionale ed internazionale –firmato da Antonello Mercurio. La serata inaugurale verrà aperta dal Leila Duclos & Max Barrella gipsy Quartet in Piazza Palatucci, alle ore 21,30. Leila Duclos, uno dei nuovi talenti emergenti della scena musicale di Parigi, da anni ormai una delle capitali del jazz europeo, si esibirà con il Max Barrella Gipsy Quartet, che schiera la leader alla voce e chitarra, Max Barrella, chitarra, Rocco Zaccagnino, fisarmonica e Marco de Tilla contrabbasso, impegnati in uno spettacolo dal titolo “Django Moods”. I musicisti proporranno un viaggio sulle tracce della mano sinistra del diavolo Django Reinhardt e dello swing francese degli anni ’30. Il quartetto è dedito alla musica gipsy europea e in particolar modo al “jazz manouche”, genere musicale che trae la sua origine dalla fusione tra l’antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches ed il jazz americano. Il quartetto è dedito alla musica gipsy europea e in particolar modo al “jazz manouche”, genere musicale che trae la sua origine dalla fusione tra l’antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches ed il jazz americano. I nomadi Manouches sono i discendenti del ceppo zingaro più antico. Giunti in Europa occidentale tra il XV e il XVI secolo, dopo un viaggio durato circa un millennio, hanno scelto come sede di permanenza la Francia, l’Olanda, la Germania e il Belgio. La loro origine indiana trova conferma nel nome “manus”, appartenente al ceppo linguistico indoeuropeo. E’ entrato nel linguaggio corrente francese come manouches che dall’antico Hindi deriva dal termine “manusa”: essere umano. Un contributo significativo allo sviluppo dello stile musicale Manouche fu apportato negli Anni Trenta dal chitarrista e compositore Django Reinhardt, anch’egli manouche. Nel 1934, Django creò con il violinista Stéphane Grappelli il Quintetto a corde dell’Hot Club de France. Django, fu definito la mano sinistra del diavolo, a causa di un incidente che in qualche modo fu parte del suo successo. Leïla Duclos, presenterà anche il suo album “Fille du feu”, un primo opus di canzoni originali dove rivela la sua personalità musicale, in particolare nel virtuosismo del suo scat. Questo progetto di grande ecletticità musicale, rivela attraverso i suoi diversi colori, la singolarità artistica della vocalist, una vero funambola del pentagramma che sa sfoderare un timing prodigioso e naturale che, accoppiandosi ad una intensa ricerca musicale, le permette di avventurarsi lungo rapide progressioni armoniche, creando luminose e giocose improvvisazioni in scat, parafrasi e digressioni a sorpresa e di confrontarsi con ogni genere di song, conservando, pur nel suo fine perlage, l’aplomb e il dinamismo del suo fraseggio, la nitida e aggraziata fluidità della sua enunciazione. Scopriamo il fuoco della sua energia, in un topos primordiale offerto all’ispirazione e all’improvvisazione, ma anche nei temi dei testi, sia sentimentali che poetici, che parlano dell’amore, della rabbia, dell’ideale, dei sogni, di tutte quelle cose che, alla fine, possono sia consumarci che animarci. Alle ore 23,30 nel Chiostro del Comune si esibirà l’Ensemble Dissonanzen, presentando “Le avventure del principe Achmed”, un lungometraggio d’animazione di Lotte Reiniger che si ispira a una storia tratta da “Le mille e una notte”, una sonorizzazione dal sapore jazzistico ormai diventata un classico del repertorio dell’Associazione. Un omaggio, quello di Dissonanzen, all’avanguardia cinematografica tedesca degli anni Venti del secolo scorso, con la sonorizzazione live di uno dei primi esempi di cinema d’animazione. L’Ensemble Dissonanzen, composto da Carlo Lomanto, voce ed effetti, Tommaso Rossi, flauti Marco Sannini, tromba, loop ritmici e Ciro Longobardi, pianoforte digitale ed effetti elettronici suonerà musiche originali composte espressamente per l’organico del gruppo da Marco Sannini, partiture che lasciano ampi spazi creativi al gruppo. Musiche originali, per uno dei primi film d’animazione della storia del cinema dal sapore orientale che ne esalta tutta la dimensione onirico-descrittiva. Un’animazione insolita caratterizza il film, una tecnica che mette in scena figure e non disegni, recuperando la tradizione del teatro d’ombre cinesi. Pur rientrando nel clima di ricerca e sperimentazione che contraddistinse l’avanguardia degli anni Venti, Lotte Reiniger si richiama da un lato, nei contenuti e nelle forme, all’espressionismo letterario e cinematografico, dall’altro alla spettacolarità propria dei film fantastici e avventurosi. L’uso nel cinema di animazione delle “silhouettes animate” o delle “ombre cinesi”, di cui fu la massima specialista, diede alla Reiniger la fama di artista delicata e sensibile conquistando il pubblico adulto e la critica del tempo, affascinati entrambi dalla sua abilità, dalla sua poetica e fine ironia. Attenta all’eleganza formale e ai risvolti culturali dei prodotti di consumo, il suo non fu soltanto un geniale espediente tecnico-formale per riproporre in termini più “colti” e raffinati temi e soggetti propri della favolistica classica, ma fu soprattutto un modo nuovo di utilizzare il cinema di animazione al di fuori dello sperimentalismo astratto dei film di pittori e della commercializzazione dei disegni animati di serie americani.