di Arturo Calabrese
«Il rilievo sollevato dalla Cgil è stato ampiamente superato, come si evince dalla deliberazione di giunta n. 89 dell’11 marzo scorso, avente ad oggetto l’approvazione del nuovo sistema di pesatura delle indennità di posizione, quando, in tempi non sospetti, tutto è stato riportato nell’alveo del pieno rispetto delle prerogative sindacali.
La proposta venne preventivamente inviata ai sindacati due settimane prima di essere adottata. Spiace constatare che quello che dovrebbe essere un provvedimento cautelare venga pubblicato a distanza di alcuni anni dall’asserito vulnus, che con atti ufficiali è stato superato. I rapporti con i sindacati, tutti, sono buoni e ogni comportamento è votato al rispetto dei dipendenti e, in questo caso, dei titolari di posizioni apicali». Con queste parole, il sindaco di Agropoli, Roberto Antonio Mutalipassi, interviene sull’ulteriore condanna ricevuta dal comune da lui guidato, inflitta dal giudice del lavoro del tribunale di Vallo della Lucania.
La decisione del giudice è arrivata perché l’ente guidato da Mutalipassi non ha rispettato le sigle sindacali con l’individuazione di un nuovo sistema della macchina amministrativa. Secondo la decisione del giudice, il comune di Agropoli avrebbe dovuto preventivamente avvisare i sindacati e sottoporre loro la propria progettazione. Stando a quanto asserito dal tribunale vallese, però, ciò non è avvenuto, e qui la condanna.
Per Mutalipassi, a quanto si legge, il vulnus sarebbe già superato, ma nonostante ciò è arrivata ugualmente la condanna, che prevede, oltre al pagamento delle spese, anche la revoca dell’atto in oggetto emesso nell’ormai lontano 2022, ossia pochi mesi dall’insediamento della nuova amministrazione, nata dalle ceneri della precedente a guida Adamo Coppola e rinnovata solo per alcuni minimi aspetti, in particolare tra le fila della minoranza, dove si vedono le effettive e sostanziali novità.
Il comune di Agropoli era già incappato in una situazione simile e, infatti, non si tratta della prima volta. Già qualche mese fa, infatti, il medesimo organo decisionale ha inflitto una condanna. In quel caso, il comune non poteva assegnare all’agente di polizia locale di Capaccio Paestum, Valentina Nastari, moglie del presidente del consiglio Franco Di Biasi, il ruolo di capitano dei vigili urbani. Anche lì fu condotta antisindacale. Una decisione che ha costretto la signora Di Biasi a lasciare Agropoli e andare a lavorare altrove.
Da capire, adesso, cosa farà l’ente pubblico, che dovrà coprire diverse spese oltre ai 1500 euro decisi dal giudice. Soldi che, ovviamente, derivano dalle casse comunali e quindi dalle tasche degli agropolesi, e non da chi ha materialmente creato il danno alla comunità e all’ente locale cilentano. La Cgil, da parte sua, aveva espresso soddisfazione per il risultato raggiunto.