Le macchine rubate venivano poi riciclate in un’officina di Nocera Superiore. L’inchiesta dell’Arma di San Valentino Torio
NOCERA INFERIORE. Auto rubate a Salerno e nell’Agro nocerino, poi “pezzottate” in un’officina di Nocera Superiore e rivendute. Quattro arresti e un obbligo di dimora e tra questi spuntano tre nomi ben noti alla cronaca nera. In carcere sono finiti: il 48enne Mario Tedesco di Nocera Superiore, fermato ad Albano laziale, il 54enne Antonio Carbone, pregiudicato di San Valentino Torio, e il 62enne Costabile Battista, pregiudicato di Sarno. Ai domiciliari, invece, è finito Antonio De Vivo, 61enne meccanico incensurato, meccanico di Nocera Superiore. Sottoposto all’obbligo di dimora, il 33enne Domenico Federico, aiuto meccanico di Pagani, incensurato, localizzato a Savona. Indagati, infine, anche i due figli di Carbone a piede libero.
Le indagini sono partite nel 2014 e sono state condotte dai carabinieri della stazione di San Valentino Torio e dal pm Amedeo Sessa della procura della repubblica di Nocera Inferiore.
Al centro dell’organizzazione c’era Mario Tedesco, un gruppo ben affiatato, dedito ai furti di vetture, attiva a Salerno e nell’Agro nocerino-sarnese, macchine rimesse sul mercato dopo operazioni di smontaggio, ribattitura dei telai e riverniciatura delle carrozzerie. Carbone e Battista avrebbero portato le autovetture rubate nella carrozzeria di De Vivo, dove sarebbero state smontate dal meccanico e dal suo aiuto, il paganese Federico.
I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al furto, alla ricettazione e al riciclaggio di autovetture e parte di esse, o come si dice in gergo “pezzottate”.
Mario Tedesco è noto per essere finito al centro di un’inchiesta dei carabinieri del Ros con un ingente sequestro patrimoniale a suo carico, considerato vicino al clan Fabbrocino. Tredici le vittime del gruppo criminale, con 500mila euro di profitto in pochissimi anni e danni ai concorrenti per un milione e mezzo di euro: questi i numeri di un’inchiesta iniziata nel 2008 e che nel maggio scorso portarono all’arresto di Tedesco e di quattro complici. Undici gli indagati tra i quali persone che avrebbero riciclato i mezzi rubati e coadiuvato Tedesco nell’attività criminale.
Per gli inquirenti, Tedesco è legato a doppio filo al clan Fabbrocino operante nell’area Vesuviana. Il nome dell’imprenditore è più volte citato nell’ordinanza a carico di Giovanni Fabbrocino, figlio del capoclan, arrestato alla fine di marzo scorso, nell’ambito di un’inchiesta sul riciclaggio di danaro e di imprese legate al mondo del calcestruzzo. Imprese operanti nel settore, illecita concorrenza e monopolio nella distribuzione delle materie prime per l’edilizia: questo il business intorno al quale ruotavano una serie di attività illecite satelliti.
Tedesco, dopo aver mandato i suoi uomini a danneggiare i concorrenti, si proponeva poi di riacquistare i mezzi danneggiati e provvedere alla vendita.