Nocera Inferiore/Scafati. Avrebbero messo in piedi un giro di immigrazione clandestina tra l’Agro nocerino e parte dell’Avellinese teso a favorire la prostituzione: l’inchiesta riguarda uomini e donne provenienti dall’est europeo, che venivano prelevati al loro arrivo in Italia e condotti in un’abitazione di Nocera, dove veniva loro richiesto un pagamento tra i 200 e i 500 euro attraverso un’agenzia di collocamento ritenuta fittizia. I fatti contestati risalgono a partire dal 2003 quando furono accertati anche in altre zone d’Italia. Il dibattimento ci sarà a marzo con l’audizione dei testimoni. Proprio uno degli imputati è accusato di violenza sessuale e sequestro di persona nei confronti di una ragazza di nazionalità russa: per tre giorni avrebbe segregato la giovane in un appartamento, minacciandola di morte se avesse rivelato gli abusi che era costretta a subire. Il raccapricciante episodio di cronaca è il particolare che era emerso nel corso dell’attività d’indagine. Il blitz aveva portato a misure cautelari per 29 persone, di cui 8 hanno proceduto con il rito alternativo mentre altri 21 sono a processo con dibattimento ordinario davanti ai giudici di Nocera Inferiore. Dal filone della violenza sessuale su una ragazza russa e a quello della ricettazione di prodotti contraffatti, si raggiunto quello del favoreggiamento e sfruttamento della manodopera clandestina. Nel corso delle indagini, infatti, gli inquirenti avevano accertato l’esistenza di una sorta di collocamento a Nocera Inferiore: un’agenzia di lavoro, gestita da F. A. e grazie ad intercettazioni, telefoniche ed ambientali, gli investigatori avevano acclarato che l’uomo era riuscito a mettere in piedi una vera e propria organizzazione che reclutava giovani donne e uomini, provenienti soprattutto dai Paesi dell’Est che, successivamente venivano impiegati nei lavori più disparati: muratori, operai, badanti, colf e per le giovani donne, avvenenti e prosperose, anche come spogliarelliste per addii al celibato. Un vero e proprio giro d’affari milionario. Basti pensare che ogni clandestino veniva ceduto, in base alla ricostruzione fatta alla modica cifra di 400-500 euro con l’opzione “soddisfatti o rimborsati”. Il “datore” di lavoro, infatti, nel caso in cui non fosse soddisfatto dell’operato del suo “impiegato” aveva la facoltà di recedere il contratto con titolare del collocamento oppure di chiedere la restituzione dei soldi sborsati ovvero chiederne la sostituzione. Tra gli imputati anche un infermiere professionale oltre a clienti e imprenditori provenienti da Angri, Scafati e Sarno.





