Nocera Inferiore/Sarno. Trasferimento fraudolento di valori, emissione di fattura per operazione inesistente, truffa aggravata e favoreggiamento della immigrazione clandestina nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto Massimo Graziano e altri indagati: niente sconti per Mario Fantasia che resta in carcere come deciso dal tribunale del Riesame di Salerno. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione respingendo il ricorso dell’indagato. L’ordinanza impugnata dal 47enne ha ravvisato il pericolo di reiterazione di reati solo in relazione al delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Scrive la difesa: “Il Tribunale non avrebbe motivato alcunché in relazione alla adeguatezza della massima misura cautelare, limitandosi a richiamare la presunzione di legge senza spiegare le ragioni per le quali la misura degli arresti domiciliari, anche con uso di strumenti elettronici di controllo, non sarebbe stata sufficiente a salvaguardare il paventato pericolo di recidiva, così come le altre misure ancor meno gravi” . Violazione di legge- secondo la difesa- per non avere il Tribunale valutato, al fine di ritenere concreto e attuale il pericolo di recidiva, le difficoltà economiche del 47enne, il suo stato di incensuratezza e il lungo lasso temporale di circa due anni trascorso tra la commissione dell’ultimo fatto criminoso nel marzo 2023 e l’applicazione della misura che è avvenuta a fine inverno scorso. La Cassazione conferma la decisione del Riesame di Salerno e motiva: “il Tribunale ha sottolineato la gravità dei fatti, costituita dal compimento di una serie di condotte illecite inserite all’interno di un contesto associativo fortemente strutturato al quale il ricorrente Fantasia faceva riferimento, circostanze ritenute idonee a superare il mero stato di incensuratezza ed a rendere attuale il pericolo di recidiva”. Nel programma criminoso secondo la pubblica accusa, vi era infatti anche il favoreggiamento dell’ingresso illegale di cittadini extracomunitari nel territorio dello stato mediante l’inoltro di istanze finalizzate alla costituzione di fittizi rapporti di lavoro dipendente, attivati da società compiacenti. In particolare, erano state oggetto di approfondimenti investigativi 506 istanze, inoltrate, nel corso dei cosiddetti click day, con il preordinato fine di non procedere ad alcuna assunzione ma di ottenere illecitamente il visto d’ingresso, dietro corresponsione di un compenso pari a 5mila euro per ogni nulla osta rilasciato. Inizialmente la Procura aveva contestato agli indagati il reato di associazione mafiosa, anche in ragione del fatto che diversi reati fine erano stati contestati con l’aggravante del metodo mafioso. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, tuttavia, non ha ritenuto sussistenti questi presupposti, qualificando l’associazione come semplice. Da ricordare che per i convolti c’è la richiesta di processo formulata dalla procura salernitana.





