NAPOLI. Striscioni, cartelli, “Napul’è a voce e’ creature, ciao Pino”, “Ciao scugnizzo, oggi Napoli è senza culure”, qualcuno lo saluta con il Sutra del Loto, la sua foto e la scritta “Nam myoho renge kyo”. Il maxischermo, l’altare fra la basilica e le statue equestri, sul sagrato della basilica Reale San Francesco di Paola. Nessuna orazione funebre da parte di autorità o artisti, nessuno spazio riservato per autorità o stampa, solo un’area per i parenti dell’artista. Lunga e appassionata l’omelia del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che – continuamente interrotto dagli applausi – ha tracciato il ritratto di un grande artista e di un uomo schivo, dalla grande sensibilità, che con la musica e la sua poesia ha offerto al mondo l’immagine di una città che si tiene stretta la speranza, che ha voglia di riscatto, di cambiamento e non vuol essere solo giudicata e mortificata. La cerimonia si è conclusa intorno alle 20.40, con la benedizione e con un lunghissimo applauso mentre nella piazza risuonavano Napul’è e poi Tu dimmi quando, Voglio o’ mare, la voce di Pino accompagnata da quella delle migliaia di persone in piazza, lacrime e cori. L’uscita del feretro dalla piazza è sulle note di Quanno chiove seguita da Je so’ pazzo. “Pino Daniele ha onorato Napoli – ha detto ancora Sepe – ha denunciato le sofferenze, le colpe per scuotere le coscienze, non certamente per mortificarla. Il paragone con la carta sporca è soltanto una provocazione per sollecitare il risveglio e il riscatto, è un atto d’amore per Napoli terra mia. È di uomini come lui che Napoli ha bisogno, Napoli vuole essere soprattutto amata e non strumentalizzata o sfruttata e Pino Daniele ha dimostrato di saperla amare profondamente, anche standole lontano, ma indicandone limiti, carenze e voglia di risorgere e cambiare, l’ha fatto con la sua sensibilità ma soprattutto col suo cuore facendosi portatore nel mondo della storia di Napoli, della sua musica e della sua cultura, cose che parlano un linguaggio universale perché non hanno né spazio né tempo. Il cardinale Sepe ha poi osservato “quanti giorvani si sono ritrovati e si ritrovano nel suo pensiero e nelle sue composizioni, quanti hanno visto in lui un modello da imitare per non arrendersi, per non avvilirsi e poter aspirare al successo. Io stesso nel mio piccolo spesso ho preso a prestito alcune parole delle sue composizioni per sensibilizzare le coscienze e restituire a Napoli la sua bellezza”. LA POLEMICA. La giornata era iniziata con la pomeica tra l’ex moglie”Amanda, che era l’unica in macchina con Pino nell’ultimo viaggio, dica tutto quello che sa. Voglio la verità sulla morte di mio marito per i miei figli e per gli altri suoi figli”: lo dice Fabiola Sciabbarrasi, seconda moglie di Pino e madre dei tre dei suoi figli. Fabiola è certa che a guidare la macchina, a differenza da quanto riportato dai giornali, quella notte, fosse Amanda Bonini, ultima compagna del cantautore.Ho letto sui giornali della gomma dell’auto bucata sull’Aurelia ma, non so, questa forse è un’invenzione”. (La fotocronaca dei funerali di Pino Daniele è di Michele Amoriso)
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