di Monica De Santis
Singolare protesta goliardica di CasaPound Italia a Cava de’ Tirreni che nella mattina di ieri ha affisso dei cartelli “vendesi” sui principali monumenti e luoghi simbolo cittadini, con tanto di numero telefonico degli uffici comunali e l’invito a rivolgersi al sindaco metelliano Vincenzo Servalli. La protesta è stata messa in atto, come spiegano i componenti del gruppo, per tenere alta l’attenzione della cittadinanza sulla questione dell’alienazione degli immobili di proprietà del comune dopo il gigantesco debito di circa 60 milioni di euro accumulato nel corso degli ultimi anni. E così da ieri mattina i cittadini metelliani si sono visti mettere “in vendita” simbolicamente la villa comunale, i famosi portici ed anche il Duomo. Una vendita simbolica per far capire che urge una soluzione per risolvere la questione debiti del Comune di Cava de’ Tirreni, ma che questa non può e non deve passare attraverso la vendita di monumenti e palazzi storici…
“Una politica scellerata, fatta di sprechi e situazioni poco chiare negli ultimi anni da parte dell’amministrazione Servalli – si legge in una nota diffusa da CasaPound Italia Salerno – non solo ci ha portati all’attenzione nazionale dell’antimafia e vicini al commissariamento, ma imputa ai cittadini, presunti cattivi pagatori, un buco economico enorme, dopo aver già sovraccaricato gli stessi di tasse e aumenti delle tariffe comunali e svendendo il patrimonio storico immobiliare della città, patrimonio di tutti. In un grottesco gioco che non diverte nessun cittadino cavese – continua la nota di CasaPound -, Servalli un giorno nega l’esistenza di un piano di svendita, e in quello successivo delibera l’immissione sul mercato di immobili quali la biblioteca comunale, l’ex pretura, l’ex mercato coperto, l’area di piazza Lentini e così via. Oltre ad essere scellerata, vista l’importanza storica e culturale dei siti, questa scelta è pressoché inutile, visto che coprirebbe neppure un terzo degli ammanchi di cassa. Ci chiediamo dunque se in questo delirio totale Servalli non stia pensando anche di vendere il Duomo, la fontana di piazza Vittorio Emanuele o i portici, in quella che sarebbe la degna conclusione di una farsa alla Totò e Peppino. Invitiamo le istituzioni cittadine – conclude la nota – a portare avanti politiche di ben altra caratura e rispettose della città. Non essendo più in grado di gestire la situazione, pur di sopravvivere e restare in poltrona, questa amministrazione costringe la cittadinanza a subire gli effetti deleteri di queste politiche assurde che porteranno impoverimento e svuotamento di un intero patrimonio mai più recuperabile. Occorre tornare ad una visione millenaristica della politica, fatta di investimenti che valorizzino i beni culturali del territorio anziché svenderli, in modo da sostenere in tutti i modi commercio e piccole imprese familiari. Serve ripartire da un progetto che coinvolga le enormi capacità che storicamente i cavesi hanno sempre dimostrato in campo culturale, architettonico, artigianale e commerciale mediante una sinergia in cui lo sviluppo di un settore stimoli a catena quello degli altri, investendo in ottica futura anziché svendere per recuperare quattro spiccioli oggi.”