di Monica De Santis
Pochi negozi ieri mattina hanno aderito alla manifestazione di protesta “Io Apro” organizzata in maniera spontanea da un gruppo di commercianti riunitosi la scorsa settimana a piazza Sant’Agostino. Ma di quel gruppo, molti alla fine si sono tirati indietro per paura di sanzioni da parte di vigili urbani e polizia. E così ieri mattina sul corso principale, in via Dei Mercanti e via Dei Principati poco più di una decina di commercianti hanno esposto il cartello “Io apro” ed hanno rischiato, gli altri che sono rimasti aperti sono quelli che hanno modificato i loro codici ateco iniziando a vendere pigiami oppure abbigliamento sportivo. Alcuni di quelli che hanno rischiato in segno di protesta, ma anche di contestazione nei confronti dei colleghi che hanno cambiato i loro codici ateco, hanno esposto in vetrina le bollette della luce e dell’acqua. Bollette esposte per far capire ai clienti, ma anche alle forze dell’ordine che il riaprire le loro attività non è un affronto allo Stato, alla Regione o al Comune, ma una necessità visto che le tasse, le bollette, il fitto ed i contributi non sono stati sospesi, ma al contrario arrivano ogni mese e senza nessun tipo di sconto. Il dito, comunque, resta puntato contro i supermercati, diventati per tutti i commercianti i veri luoghi di assembramento, dove nessuno controlla e vigila sugli ingressi e dove neanche le forze dell’ordine sono mai andati a controllare il numero di persone che vi sono all’interno ad ogni ora del giorno. Intanto oggi dalle ore 8 alle ore 12 gli operatori ambulanti occuperanno, in segno di protesta, i posteggi nei seguenti mercati della Campania: Casavatore; Giugliano; Caivano; Santa Maria Capua Vetere; Benevento via Bonazzi; Pomigliano d’Arco; Sarno; Nocera Inferiore, Battipaglia; Salerno Pastena; Salerno Torrione; Salerno via Piave (a coordinare su Salerno: Ciro Pietrofesa) Per vedere le interviste cliccare sul link: https://www.youtube.com/watch?v=9D0_8zDSzOI
“Chiediamo delle regole per poter stare tutti aperti”
“Questa è una protesta e una provocazione – spiega Beniamino Brancaccio, titolare dell’omonima attività – perchè siamo convinti che le nostre attività non siano differenzabili in base alla tipologia di prodotto che vendiamo ma lo devono essere semplicemente in base alla superficie del negozio. Non siamo abituati ad aspettare ristori, che non arrivano e se arrivano sono irrosori. Vogliamo e chiediamo di essere immediatamente riaperti, magari con delle regole, magari alternando le aperture, che possono essere anche delle mezze giornate. Chiediamo delle regole e la riapertura e chi sbaglia venga chiuso. Assurdo, lo ripeto, non è possibile differenziare le attività in base al codice di quello che vendono. Per questo avendo degli articoli che rientrano nei codici di apertura noi apriamo e vendiamo solo quello, ma è sbagliato. Speriamo che tutto questo venga cambiato ma purtroppo credo che andremo ancora avanti per un po’ con questo discorso dei colori e delle zone”.
“Abbiamo merce in magazzino da pagare, dobbiamo lavorare”
Paola Ragone, titolare del negozio di abbiagliamento donna “Antonello Serio”, ha aderito all’iniziativa Io Apro… “Il simbolo di questa protesta è di mettere in vetrina un articolo di intimo o sportivo e allora ecco, vendo anche io pigiami e tute. Oramai non si ragiona più in merito alla sicurezza che un locale può offrire ai suoi clienti, bensì sui prodotti. Se si vendono determinati tipi di articoli allora possiamo sare aperti altrimenti chiusi. Siamo qui per dire basta con questo lockdown discriminante, è il momento di valutare anche altre proposte. Siamo disposti anche ad avere delle altre regole, magari a lavorare su appuntamento, magari a subire controlli periodici ma basta con le chiusure. Non possiamo più permettercele. Abbiamo merce da pagare, i magazzini sono pieni degli acquisti della primavera scorsa, adesso abbamo gli arrivi della nuova primavera, abbiamo speso i soldi e di conseguenza abbiamo la necessità di incassare subito per non fallire”.
“Non ho mai chiuso e sono fiero di essere un illegale”
“Non ho ma smesso di stare aperto, in modo illegale lo so, ma di questo ne vado fiero, perchè per me il mio negozio ed i miei clienti vengono prima di tutto. Io apro e resto aperto, nel pieno rispetto delle norme sanitarie e non per andare contro allo Stato ma perchè sono stufo, anzi siamo stufi di come ci stanno trattando. A differenza di molti miei colleghi vado anche controcorrente, in vetrina non ho messo intimo e tute, non ho modificato il mio codice ateco per poter aprire nella legalità, ma ho esposto le bollette che sono la realtà che accomuna tutti noi ogni giorno. Ci hanno chiusi per settimane, per mesi, ma le bollette sono arrivate e arrivano e sono altissime e non possiamo andare avanti così. Noi del settore dell’abbigliamento abbiamo la merce già comprata e dobbiamo pagarla perchè i fornitori possono aspettare ma non molto ecco perchè non possiamo più rimanere chiusi e poi c’è una domanda che vorrei fare che differenza c’è tra un negozio di bambini ed uno di abbigliamento uomo mi spiegate la differenza”.