Pina Ferro
Ad uccidere Aldo Autuori sono stati i calabresi. L’imprenditore di Pontecagnano sarebbe stati punito per una partita di droga andata persa. E’questo in sintesi quanto affermato dal neo collaboratore di giustizia Pompeo D’Auria, originario di Salerno ma residente a Montoro e già sottoposto al programma di protezione dedicato ai collaboratori di giustizia. D’Auria è stato sentito dal magistrato dell’antimafia nello scorso mese di maggio a Salerno. “Per quello che mi risulta i fratelli Bisogni non centrerebbero nulla con l’omicidio anche se 15 giorni prima del fatto effettivamente hanno avuto dei litigi con Autuori, tuttavia questi dissidi erano stati già appianati con Esposito Paolo che aveva preteso che il bordello finisse. In realtà invece l’omicidio di Autuori Aldo è da attribuire a soggetti della malavita calabrese che hanno goduto dell’appoggio di Esposito Paolo e questo perché in effetti, come già vi ho detto, Esposito Paolo veniva rifornito di cocaina dalla ndrangheta, anche attraverso i camion della ditta di trasporti di Autuori. In effetti ho capito che in una occasione il carico di cocaina si era perso o comunque vi erano stati degli ammanchi per cui i calabresi hanno addebitato la cosa ad Autuori Aldo. Costui a sua volta ha reagito bruscamente con i calabresi respingendo ogni accusa ma provocandone la reazione violenta”. Paolo Esposito è un ex affiliato al clan Maiale, oramai da tempo, apparentemente, lontano dalla malavita. Secondo quanto raccontato da Pompeo D’Auria l’atteggiamento di Aldo Autuori avrebbe scatenato la reazione dei calabresi i quali, poco dopo, avrebbero commesso l’omicidio con l’appoggio sul posto di Paolo Esposito. “In effetti Autuori voleva quasi picchiare quei calabresi che lo avevano accusato e si era rivolto in malo modo contro di loro facendogli un vero e proprio affronto, poichè questa reazione era avvenuta davanti ad altri autisti. Quindi Paolo Esposito non ha potuto far nulla per frenare questa reazione dei calabresi, riconoscendo egli stesso la reazione totalmente sbagliata avuta dall’ Autuori.” Stando a quanto raccontato dal collaboratore di giustizia fino al 2018 Paolo Esposito avrebbe continuato ad avere rapporti con Fabio, fratello di Aldo Autuori, ed Emilio Erra “e non saprei dire però se nel campo del trasporto di cocaina od altro. Dal 27 marzo 2018 allorché sono stato messo ai domiciliari per le indagini sulla falsa banca della procura di Salerno io non mi sono più recato ad Eboli da Paolo Esposito ma è lui che tuttora viene da me per parlare. Ed infatti vi sono immagini della telecamere di casa che lo ritraggono e vi potrò fare avere”. Pompeo D’auria con gli inquirenti fa anche alcune supposizioni al momento senza riscontro, sul modo in cui sarebbero state fatte sparire le armi utilizzate. Si tratta di supposizioni come egli stesso sottolinea. Riguardo alle armi adoperate per l’omicidio Autuori io mi sono fatto una mia idea del fatto che le due pistole siano state fuse presso la fonderia Pisano di Fratte poiché questo metodo era collaudato già da mio zio Forte Rosario e dal fratello Antonio, avendo un gancio all’interno che se ne occupava, e mi risulta che in quel periodo, poco dopo l’omicidio di Autuori, siano state fuse delle armi da parte di Paolo. In quel periodo ho sentito personalmente che Paolo Esposito aveva portato a mio zio le armi per farle fondere. Quando le pistole sono state consegnate a mio zio Rosario in un capannone di proprietà di mio zio, alle spalle della sua abitazione in Baronissi, io ero presente ed ho visto chiaramente un sacchetto con all’interno le armi. Ricordo che mio zio Rosario disse a Paolo Esposito più o meno queste parole: “va bene metti questo servizio qua che poi glielo spiego io all’amico”, fece ciò sistemando questo sacchetto tipo di stoffa laminato grigio con un laccio che chiude, in un posto del capannone all’interno di una trave vuota. Io penso che Paolo Esposito abbia fornito supporto logistico ai calabresi ma che non abbia partecipato materialmente all’omicidio. Ripeto che il collegamento delle armi date da Paolo Esposito a mio zio con l’omicidio Autuori è stato da me fatto e lo ribadisco oggi, per la poca distanza temporale dall’omicidio e perché da discorsi che io ho sentito sul litigio dell’ Autuori e dei calabresi a proposito della cocaina, ho capito che Paolo si era messo a disposizione, letteralmente Paolo mi disse: ” Aldo ha sbagliato con questi amici della Calabria e io non ho potuto fare niente”.