di Andrea Pellegrino
Pressing da più fronti per il voto di luglio. L’ipotesi, già sostenuta da quattro governatori in scadenza, tra cui Vincenzo De Luca, e rilanciata nelle ultime ore dal ministro Francesco Boccia, pare che stia diventando più che una certezza. A Roma e anche a Napoli si valutano le conseguenze mentre è stata già messa in moto da qualche giorno la macchina diplomatica e operativa. Elezioni regionali entro la fine di luglio con una novità in più: listini bloccati per evitare una campagna elettorale porta a porta e ridurre al minimo comizi e manifestazioni pubbliche. Una proposta sostenuta da mezzo governo, ad eccezione del Movimento 5 Stelle che sostiene il rinvio in autunno e quindi la conversione in legge del decreto Conte, e anche da aree del centrodestra. Un voto a luglio, infatti, sarebbe sostenuto da gran parte del Partito democratico, salvo l’area Martina che ha mostrato perplessità, da Leu ma non del tutto dal ministro della Salute Roberto Speranza, da parte della Lega di Salvini e anche da Forza Italia. In pratica, a conti fatti, se confermate le indiscrezioni, il decreto del governo rischierebbe di non passare l’esame dell’aula. Politicamente il Partito democratico spinge per una riconferma nelle regioni da lui governate (Campania compresa), forte del consenso accumulato dai suoi rappresentanti nella prima fase dell’emergenza Coronavirus. Poi c’è una parte della Lega che spingerebbe per consolidare Zaia, il supergovernatore del Veneto, conclamato primo vincitore nella classifica dei politici e amministratori più amati, staccando lo stesso Conte. Una fuga in avanti per ora frenata da Matteo Salvini. Una acclamazione di Zaia, potrebbe, infatti, mettere a rischio la sua leadership, soprattutto in considerazione del calo della Lega nei sondaggi registrato nelle ultime settimane. Pronta al dialogo, invece, Forza Italia che lancia sempre più messaggi distensivi al governo, o meglio, ad alcune forze dell’esecutivo, pronte perfino ad un cambio del premier nella fase della ricostruzione. Incognita Renzi, seppur il leader di Italia Viva, non escluderebbe del tutto l’ipotesi volendo capitalizzare il 2 per cento per ora accumulato dopo la scissione con il Partito democratico. IL SISTEMA DEI LISTINI Sulle modalità elettorali pare che un primo approccio ci sia stato in una delle ultime conferenze Stato – Regioni. Certo è che la modifica del sistema elettorale spetta alle singole regioni ma a Napoli da qualche ora, l’abolizione delle preferenze pare che non abbia ricevuto tanta ostilità.Il territorio potrebbe essere suddiviso in macroaree con liste corte e bloccate, senza preferenze e composte sostanzialmente nelle segreterie di partito. A Salerno per ogni lista ci dovrebbero essere tre listini (Nord, Salerno città e provincia Sud). Un Porcellum adattato alle regioni, grazie, all’emergenza Covid e alla volontà di ridurre al minimo il contatto con le persone. Ciò naturalmente comporterebbe un proliferarsi di liste a sostegno dei vari candidati governatori. In settimana le audizioni in commissione affari costituzionali in Parlamento ma, salvo imprevisti, la strada delle elezioni a luglio si fa sempre più percorribile.