di Cinzia Ugatti
Un prelievo multiorgano è stato eseguito ieri all’ospedale Ruggi di Salerno su una donna di 49 anni. Un intervento che, in questo periodo di grande disagio, ha ridato speranza a persone che, fino a ieri, vivevano nell’incertezza del domani, e non per l’insidiosità del Covid, ma per le patologie che li affliggevano da anni. Una vita che per loro non aveva radici solide, ma che si traduceva in cura e attenzione per non danneggiare quanto i medici avevano fatto per loro. E proprio nel momento meno propizio per queste operazioni, ecco il dono inatteso, quello che ti cambia la vita. A rendere possibile tutto, la grande sensibilità della famiglia della donatrice, una donna di Avellino giunta al Ruggi il 3 aprile a seguito dell’occlusione totale della carotide di destra e dell’ostruzione al 75 % di quella di sinistra. Un trasferimento preceduto da non pochi dubbi, per il quale erano state richieste tutte le garanzie inerenti lo stato di salute della donna, primi fra tutti gli accertamenti inerenti il Coronavirus, esami sierologici e tampone. Tutto negativo, nessun problema, e così è cominciato il viaggio che ha portato la paziente a Salerno dove i medici hanno fatto di tutto per cercare di strapparla alla morte. Poi, purtroppo, il quadro clinico si è aggravato, i trombolitici non hanno avuto l’effetto desiderato e la donna è entrata in coma. Mercoledì sera i medici della rianimazione di Salerno hanno avviato l’osservazione di morte, dopo che i familiari, informati dell’irreversibilità delle condizioni, hanno acconsentito alla donazione. Ieri mattina, quando è uscita dalla Rianimazione per entrare nella sala operatoria, la sorella le ha dato un ultimo bacio sulla fonte, un addio pieno di dolcezza nel momento in cui il filo che le legava stava per essere reciso per sempre. Tristezza? Certo, ma anche serenità, quella che viene dalla consapevolezza che mentre la sorella andava via per sempre due persone stavano ricevendo una telefonata, “quella” telefonata, che avrebbe cambiato la loro vita. I primi ad entrare in sala operatoria i medici dell’ospedale Cardarelli di Napoli giunti per prelevare il fegato. Poi al tavolo operatorio hanno preso posto il dottor Giovanni Valeriani, del centro Trapianti del Ruggi, e personale della Chirurgia Generale diretta dal dottor Puziello che hanno prelevato i reni per consegnarli alla Federico II°. Inizialmente era stato ritenuto possibile anche il prelievo del cuore ma l’equipe cardiochirurgica non ha ritenuto ottimali le condizioni dell’organo. Nel primo pomeriggio di ieri tutto è terminato, le porte della sala operatoria si sono chiuse, ma andando via il personale si guardava sorridendo. C’era una strana euforia: la consapevolezza che riuscire ad effettuare un prelievo di organi nelle condizioni in cui ci si ritrova a causa di questa pandemia è stato un piccolo miracolo. Si, un miracolo compiuto dagli uomini e dalle donne della Rianimazione che stanno lavorando instancabilmente su più fronti. Occorre assolutamente ricordare, infatti, che attualmente al Plesso Ruggi vi sono due Rianimazioni, una Covid ed un’altra No Covid. Già, perché per poter continuare a dare necessarie risposte a tutti coloro che giungono in ospedale, bisognava creare un doppione. E così al terzo piano, vicino al plesso operatorio, è stata ripristinata la vecchia terapia intensiva cardiochirurgica che con qualche modifica è stata trasformata in Rianimazione per i No Covid, mentre al piano terra, nella Rianimazione adiacente la piastra d’emergenza, vengono ricoverati tutti i pazienti gravi affetti da Coronavirus. Il personale, però, non è stato raddoppiato. Il doppione è stato fatto dei letti, dei macchinari, della sala, ma non degli uomini. Quelli non li puoi clonare! Eppure, nonostante l’esiguità di personale, riescono ogni giorno ad occuparsi di entrambi i reparti, addirittura, da ieri, riescono anche ad andare a controllare la situazione al Da Procida. E non perdono mai di vista il loro obiettivo principale: la vita. Quando purtroppo, poi, questa sfugge, trovano anche la forza di impegnarsi al massimo per far emergere un risvolto positivo in una tragedia, anche se questo costerà loro altro lavoro, anche se significherà non tornare a casa, nemmeno questa notte, anche se i muscoli bruciano e la schiena è a pezzi. E quando gli organi volano a destinazione perché qualcuno è pronto per riceverli, ecco, allora sanno di aver dato veramente il massimo e che la vita, anche questa volta, ha vinto!