di Marta Naddei
Non ne ha risparmiato nessuno. Sono ottanta e tutti, in un modo o nell’altro, sono stati contaminati dal killer silenzioso. Un assassino che “accarezza” e c’è anche se non si vede e si paleserà tra cinquant’anni. Sono i drammatici risultati dello studio condotto da Mario Polverino, direttore del polo Pneumologico dell’ospedale di Scafati “Mauro Scarlato” che, nel corso degli ultimi due anni, ha avuto come pazienti gli ex lavoratori salernitani dell’Isochimica, la fabbrica di Avellino in cui, a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, si effettuava la scoibentazione delle carrozze dei convogli delle Ferrovie dello Stato. In pratica, vi si toglieva l’amianto. Oggi, dopo le denunce dei lavoratori, 11 dei quali sono morti perché ammalatisi, probabilmente, proprio a causa della loro attività nella azienda di Elio Graziano, i dati sono ufficiali. Nello specifico, riguardano i lavoratori salernitani, circa 80 sui complessivi 330 dell’azienda. Alcuni non sono stati rintracciati per sottoporsi ai controlli, altri invece non hanno voluto, probabilmente per paura. E se in molti degli ex dipendenti Isochimica sono state rinvenute patologie asbesto correlate (ovvero da esposizione all’amianto), dall’altro canto, sottolinea il professore Polverino «anche in quei casi in cui sembrano non esserci alterazioni riscontrabili, sono state ritrovate fibre di amianto». Lo studio del luminare è stato presentato ieri mattina presso la sede dell’Ordine dei medici di Salerno, alla presenza del presidente Bruno Ravera, del referente del comitato degli ex esposti amianto, Carmine De Sio, del presidente e del vicepresidente dell’Isde sezione di Salerno, Ivan Ambrosano e Francesco Musumeci, e della responsabile provinciale del Partito di Rifondazione Comunista, Loredana Marino, da sempre vicina alla lotta degli ex Isochimica. Un killer silenzioso, dunque, l’amianto, perché, ricorda Polverino, «la latenza è particolarmente elevata e va dai 15 ai 45 anni» e «il rischio non diminuisce una volta eliminata completamente l’esposizione, ma rimane costante per tutta la vita». A tal proposito, infatti, è al vaglio la creazione di un vero e proprio piano di intervento, scandito da un cronoprogramma, al fine di tenere costantemente sotto controllo le varie fasi dell’evolversi delle patologie e l’eventuale palesarsi di malattie legate all’esposizione ad amianto. «Continueremo sempre – spiega il presidente Ravera – sostenere iniziative come queste e tutto quello che è in nostro potere verrà fatto. E’ già operativa una commissione ambiente con la collaborazione dell’attuale commissario Arpac e quindi siamo particolarmente sensibili a queste tematiche. Se altrove ci sono state omissioni da parte dei medici, non troveranno certo la nostra solidarietà».