Franz Ignaz Danzi e Johannes Brahms i compositori scelti per chiudere la V edizione dei “Concerti in Luci d’artista” nella chiesa di Santa Maria de’ Lama oggi alle ore 19
Di OLGA CHIEFFI
Saranno i Docenti della nostra massima istituzione musicale, Gaetano Falzarano al clarinetto, Francesca Taviani al violoncello, a chiudere con raffinata eleganza la V edizione della rassegna “Concerti in Luci d’artista”, a cura del Conservatorio “Giuseppe Martucci”, del Cta di Salerno, unitamente all’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia”, con il patrocinio morale del Comune di Salerno, nella chiesa di Santa Maria de’ Lama, stasera alle ore 19. Tema della serata il Quintetto con clarinetto che verrà inaugurata dalla Fantasia di Franz Ignaz Danzi sull’aria “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. “Uno degli artisti più amabili che esistano”: così ebbe ad esprimersi Louis Spohr nei confronti di Franz Danzi, con cui ebbe un lungo sodalizio artistico. Un giudizio, questo, che ben esprime uno dei tratti caratteristici della musica di questo compositore, nato in Germania, ma di origini italiane. Nella fantasia, riconosceremo questo binomio, che mostra una scrittura di impronta classica, debitrice dello stile assimilato negli anni di Mannheim, scorrevole nella condotta delle parti, in cui la tipica brillantezza melodica, si piega talvolta, in inflessioni preromantiche nell’uso insistito del cromatismo nelle voci interne o nell’impiego di soluzioni armoniche ricercate. La seconda parte della serata sarà interamente dedicata all’esecuzione del Quintetto op.115 in Si Minore di Johannes Brahms. “Fräulein Klarinette”, è il nomignolo affibbiato da Johannes Brahms a Richard von Mühlfeld, virtuoso dell’orchestra di Meiningen. Sedotto dal timbro dolcemente sensuale dello strumento, Brahms scrisse per Mühlfeld negli ultimi anni di vita quattro opere per clarinetto, tra cui il Quintetto op. 115, una vetta della musica da camera ottocentesca. E proprio l’intimità diventa sostanziale nel Quintetto op. 115 di Brahms, per portare alle estreme conseguenze il contrappunto e la tecnica di variazione in sviluppo degli elementi di partenza per testare i limiti della forma. La complessità compositiva svanisce tra le pieghe della lirica che impregna l’intera composizione. Se eccettuiamo qualche momento dell’Andantino, Brahms non è mai scherzoso, neanche negli improvvisi sbalzi d’umore. Così come il rapsodico Adagio, che vede il clarinetto protagonista indiscusso, è gitano nell’essenza, e perciò riesce ad esserlo senza essere popolaresco. Anche Brahms si cimenta nel suo Quintetto con la forma della variazione, che era una delle sue specialità. Accade nell’ultimo movimento, Con moto. Saltando da un carattere all’altro, e sempre in bilico tra modo maggiore e minore, il compositore ci riconduce fino al motto che apriva la composizione. Questo si dissolve nell’aria senza drammi, regalandoci un briciolo di empatica comprensione, ma lasciandoci comunque, dopo tanta luce, al buio.