Di Erika Noschese
Potrebbe concludersi, ancora una volta, con un nulla di fatto il ricorso al Tar presentato dal presidente del Marina d’Arechi per chiedere lo stop della fase due del ripascimento del litorale salernitano. Tecnici del Comune di Salerno hanno infatti presentato una relazione tecnica, spiegando di fatti le ragioni del no della fase due del porto isola e dell’uso del materiale che sta insabbiando la struttura privata. A portare alla luce la relazione tecnica il gruppo facebook nonché associazione Figli delle Chiancarelle. Gallozzi, dal canto suo, chiedeva l’annullamento del bando da 7 milioni relativo al ripascimento del litorale in quanto, a suo dire, non era previsto l’uso delle sabbie che hanno invaso il Marina d’Arechi. Nel rapporto difensivo presentato dall’ingegnere Massimo Natella, rup del progetto approvato e messo al bando del Comune di Salerno, viene “smentito” il riscorso presentato dal presidente del Marina d’Arechi. L’ingegnere del Comune infatti sembra aver messo un punto definitivo alla richiesta di collegare la fase 2 del progetto Marina d’Arechi, ovvero quello relativo alle opere pubbliche da realizzare a terra. Nel ricorso presentato da Gallozzi si evince che “a fronte di tale progettazione del Comune l’intervento di fase 2 non appare più realizzabile come ideato a causa del radicale mutamento dell’assetto territoriale del sito, come conseguenza dell’insabbiamento oggetto del ricorso. L’insabbiamento ha infatti modificato sostanzialmente il “concept” alla base della visione di Calatrava”. Immediata la replica dell’ingegnere Natale secondo cui “non si ritiene condivisibile tale affermazione in quanto le opere di fase 2 sono principalmente di tipo terrestre”. Il rup del Comune ha poi spiegato la scelta di non cambiare il bando non inserendo anche l’uso di sabbia non esclusivamente proveniente dalle cave come richiesto da Gallozzi. “Una modifica progettuale può essere approvata solo se sussistono le condizioni tecnico amministrative”, si legge ancora nella relazione tecnica del Comune. Secondo il Rup, inoltre, “subordinare il tutto alla sola condizione di economicità che nel caso specifico risulta essere anche fittizia”. Dunque, stando a quanto si evince nella relazione tecnica una variazione simile “aveva bisogno di nuovi pareri di tutti gli enti preposti” e, inoltre, sarebbe stato necessario effettuare nuove analisi e non solo campioni effettuati dai privati. “Per poter dare corso alla modifica del progetto era necessario reperire una somma stimabile in 80mila euro, che avrebbe dovuto sostenere il Comune per esecuzione di sondaggi profondi”, si legge ancora nella relazione. Ottenere nuovi pareri, nuove autorizzazioni e nuove analisi avrebbe fatto correre il rischio di perdere l’intero finanziamento. Intanto, è in programma il prossimo 8 gennaio l’udienza nel merito al Tar di Salerno.