Con il ritorno del concorso completo di equitazione, quale disciplina principe della formazione di ogni cavaliere, obbligatorio per i giovanissimi, la Campania si ritrova a fare i conti con una specialità che è la summa dello scire ippico, poiché prevede il cavallo in rettangolo per il dressage, sugli ostacoli naturali in campagna e ancora in campo per la prova di salto ad ostacoli. La provincia di Salerno negli spazi di villa Salati possiede un percorso incastonato tra i templi di Paestum. Qui si state rivissute le emozioni complesse che può offrire questa disciplina con un concorso promozionale, lo scorso ottobre, qui si è ritornati per uno stage tecnico promosso dall’ASD L’Olmo Equitazione Naturale di Crescenzio Franco, e dagli istruttori Damiano Lamonica e Caterina D’Alessio, con l’amazzone inglese Katherine Ferguson Lucheschi. Numerosi i partecipanti , di diverso grado di preparazione, tra cui Emanuele Castellari con Quincy Z, Emanuele Bambacaro con Trinidad, Giuseppe Notari su Ciriè delle Fiocche, lo stesso presidente, Crescenzio Franco con la morellona Starlet Aura, Adriano Cicatelli con Ulisse, Cristiana Pierri su Intraprise e Serena Cammarano e Misteros, questi due cavalli salernitani nati poco lontano dall’incantevole luogo, e ancora Barbara Pepe con l’inossidabile pony Diva, Giovanni Di Fiore su Haisman, Olga Chieffi e lo stalloncino, stavolta, color del miele, Plutone della Ghinea, Eleonora Liguori e Osterja e Livia Guidi. A bordo campo, non poco pubblico, per due giornate di pioggia, a vedere lo spettacolo del cavallo in campagna, nel suo ambiente naturale e qualche personalità cominciare dal giudice Vittorio Saccardo, il consigliere Fise Mino Testa e il disegnatore di percorso completo Alfonso Beatrice. Con la primavera in programma giornate di allenamento aperte a tutti i centri ippici che vorranno provare il percorso e diversi concorsi in calendario.
Katherine Ferguson Lucheschi, il suo nome è legato a filo doppio con la disciplina del completo. Si presenti come più le fa piacere!
“ Sono nata in Inghilterra, per intenderci dove c’è il muro di Adriano. Quello che più mi manca del mio paese è la campagna, dalla finestra della mia stanza vedevo la fattoria dei miei vicini, avevamo 13 ettari di terreno e 10 box. Nella mia terra d’origine ho ottenuto il III livello di istruttore prima del 24mo anno di età! Ho montato in steeple, in caccia, in salto ostacoli, in completo, ho fatto i campionati Juniores in Inghilterra, ho fatto parte di una squadra Juniores in Sud Africa… quando sei inglese, fai tante cose a livello equestre perché fa parte della cultura, poi inizi a specializzarti. Un po’ dipende dalla zona di origine. Io mi sono specializzata in dressage e completo. Sono venuta in Italia , una estate, per montare i cavalli internazionali di Marina Sciocchetti, ne aveva 4, ed anche quelli di Anna Casagrande Dovevo restare 3 mesi. Ad ottobre dovevo partire per tornare a casa, invece ho trovato il principe azzurro, mi sono sposata e sono rimasta in Italia. Quindi è iniziata la mia carriera di giudice. Avevo fatto già qualche corso in Inghilterra, ma qui in Italia circa 20 anni fa , per un problema fisico, ho cominciato a giudicare e tanto”.
La formula didattica dello stage è sempre di grande impatto e molto in “voga” in questi ultimi tempi. Al contempo si rivela abbastanza complessa, in poco tempo bisogna lasciare una impronta tecnica. Lei cosa ne pensa?
“ La formula dello stage, specie in equitazione, richiede da parte del coach una grande abilità. Attraverso l’osservazione, il colpo d’occhio iniziale del warm up , bisogna cercare di capire subito chi ti trovi di fronte, a che livello tecnico appartiene, dove puoi mirare e soprattutto come intervenire per iniziare a dare un aiuto. Se hai un gruppo di cavalli molto omogeneo e compatto riesci a strutturare un lavoro omogeneo e di pari livello, quando però si deve entrare più nello specifico sarebbe necessario lavorare in maniera individuale. Penso che più alzi il livello , ad esempio in dressage o salto ostacoli per un problema specifico, più il rapporto diventa di uno ad uno, ossia istruttore –allievo. Bisogna, comunque, sempre partire ripetendo le basi che sono elemento comune, e poi piano piano ti accorgi che devi differenziare le proposte in base alle esigenze dei diversi binomi.”
Credo che lei sia stata chiamata in regione quale testimonial delle grandi occasioni del Completo, in una regione del sud Italia in cui la disciplina ha sofferto gravemente fino ad estinguersi
“ Credo che il mio stage tecnico dovesse coincidere con una altra gara programmata per dicembre che poi è slittata nella prossima primavera. Ci sono davvero tanti fattori belli che vorrei sottolineare parlando del mio stage: l’entusiasmo e la voglia di fare e di operare in favore di questa disciplina equestre, due il posto straordinario. Chi gestisce a Paestum ha avuto la grande apertura mentale di consentire lo svolgimento di una manifestazione equestre proprio all’interno del sito archeologico. Il posto sembra virtuale, creato con una computer grafica! Ripeto e sottolineo con ammirazione l’entusiasmo e l’impegno di un comitato organizzatore che cerca di ripartire con il completo. Sappiamo tutti che la partenza è sempre difficile e va supportata, magari la formula dell’avviamento può aiutare i comitati nelle fasi iniziali”.
Nella Regione Campania da circa una decina di anni è venuta a mancare la disciplina equestre più formativa per i ragazzi . Questa disciplina, in sintesi cosa offre più delle altre?
“ Il nome lo spiega subito. Il completo si avvale in primo luogo del lavoro in piano come base, poi il cavallo sui salti di campagna prende ritmo equilibrio, fiducia in se stesso, semplicità, spontaneità nell’affrontare i salti naturali. In più c’è anche il salto ostacoli. Poi i ragazzi hanno l’opportunità di stare una giornata intera assieme ai propri cavalli o pony, affrontando prove tranquille, ma soprattutto occupandosi dell’animale tra una fase e l’altra che comprende la preparazione, dargli da bere, sistemarlo, metterlo in box, fargli fare due passi. Imparano meglio a gestire e conoscere l’identità del proprio cavallo come amico, ma anche come atleta. Durante gli allenamenti settimanali, i ragazzi non hanno mai tanto tempo da trascorrere con il proprio cavallo per via della scuola, questo del completo può essere un approccio della vita equestre ad un livello tranquillo. Poi quello che fanno i cavalieri professionisti del settore è altra cosa!”.
Giulia Iannone