Chiusura con il botto al lirico di Piacenza del soprano salernitano al fianco di Leo Nucci per l’opera che inaugura l’anno beethoveniano. Un trionfo assoluto registrato anche dalla BBC
Di OLGA CHIEFFI
La musica per il nuovo anno, stavolta viene da Piacenza, sulle ali della voce sopranile di Nunzia De Falco. Un anno il 2019, che le ha e ci ha strappato il padre, il clarinettista e didatta Giovanni, ma le ha donato Sofia Vittoria, frutto del purissimo amore con il cornista Paolo Reda, e l’amore è, certamente, il filo rosso che l’ha portata ad essere protagonista al fianco di Leo Nucci, nelle vesti di Anna, la sera del 31 dicembre della prima mondiale de’ “Il sordo”, sul palcoscenico del Teatro Municipale di Piacenza, uno speciale omaggio a Ludwig van Beethoven, una commedia per musica in un atto, che ha praticamente inaugurato il 250° anniversario della nascita del genio tedesco. Proprio il baritono Leo Nucci, che ha impersonato Ludwig Van Beethoven nel periodo del suo cosiddetto “terzo stile”, ha firmato anche il libretto, mentre la musica è stata composta da Paolo Marcarini. Nunzia De Falco, ha fatto coppia con il tenore Ivan Defabiani, al quale si è aggiunto il basso Davide Procaccini, mentre la direzione musicale è stata affidata a Jacopo Brusa, alla testa della Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti e del Coro del Conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza, preparato da Giorgio Ubaldi, per la regia di Salvo Piro. Il soggetto della commedia è idealmente ambientato a Vienna proprio nella notte del 31 dicembre: in scena Ludwig Van Beethoven, “il sordo”, cui fa riferimento il titolo, e i suoi allievi Anna, Joseph e Karl. Nucci ha inteso rendere personale omaggio a un Beethoven lontano dai ritratti ufficiali, più umano, tormentato dalla sordità ma animato dalla continua ricerca e dall’infinito amore per la musica. Quella musica, per citare proprio Beethoven, che “è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia”, sempre in grado di donare al mondo gioia e pace, tanto più a San Silvestro, la notte nella quale tutti si augurano un futuro migliore. Anche musicalmente, la nuova opera composta da Paolo Marcarini rende omaggio alla melodia e alla cantabilità del grande patrimonio lirico italiano, con l’accenno di alcuni celebri temi beethoveniani. La frase di Beethoven è divenuta l’essenza dell’ opera, che porta in scena il dramma del grande compositore il quale sente avvicinarsi la completa sordità che gli impedisce di sentire le sue composizioni, che gli consentono un viaggio nel profondo dell’anima per scoprire emozioni, sicuramente più intense e misteriose, unitamente a bellezze sublimi ed ideali. Sarà questa forza della disperazione, la consapevolezza di interpretare una missione di trasmettere agli altri il potere e la bellezza della musica in una forma di rara perfezione, a salvarlo dal suicidio e riuscendo a fargli completare il seppur breve percorso di vita. “Quel suono anch’io di nuovo sento e vincere mi fa la sordità! Quel suono ch’è la parola amore”. Con queste parole si chiude questa opera in un solo atto che racconta, anche la storia d’amore tra gli allievi di Beethoven, Joseph ed Anna, sotto i rami del vischio simbolo del Capodanno. Un inno alla musica e all’amore, registrata live dalla BBC, del quale Nunzia De Falco è simbolo, in un giorno di passaggio ad alto grado emozionale, con al dito un anello speciale e in braccio, tra i velluti rossi del palco, Sofia Vittoria, ha dichiarato a fine recita: “E’ stato un lavoro molto impegnativo perché c’era da coordinare i movimenti e le parole in un’opera, con una trama semplice, ma complessa nel tema. Ma, con dei colleghi così bravi e con un maestro come Nucci il successo non poteva mancare”.