di Andrea Pellegrino
Da Roma Alberto Di Lorenzo non le manda più a dire. Lì, dopo lo strappo con l’amministrazione comunale di Salerno, dopo anni di fedele servizio, è approdato alla corte di Virginia Raggi come direttore del settore mobilità con l’incarico anche di occuparsi del piano parcheggio. Il battibecco (il primo probabilmente) è con il suo ex assessore alla mobilità Mimmo De Maio. Il motivo? Il masterplan per la riqualificazione della fascia costiera sottoscritto qualche giorno fa a Palazzo Santa Lucia. Di Lorenzo incalza: «Masterplan non vuol dire niente. Bisogna procedere a un bando per un progetto di fattibilità tecnico-economica, ci sono tutti gli elementi e le capacità per farlo. Diversamente è una dilazione». La replica è direttamente dell’assessore salernitano: «Il masterplan ci darà il quadro di coerenze e di priorità che ci consentirà di fare proprio quello che tu correttamente dici. So bene quanto tu ami questo territorio e ti ringrazio per quanto hai fatto su questo tema». La conclusione è sottilmente ironica: «Amo il mio territorio», con tre puntini sospensivi, replica Di Lorenzo. Il siparietto non è passato inosservato al popolo dei social network. D’altronde lo strappo tra Di Lorenzo e l’amministrazione comunale è stato eclatante, con tanto di susseguirsi di coincidenze. Compresa l’ultima che riguarda proprio Roma Capitale. Il filo conduttore delle coincidenze si chiama Sacco costruzioni. Lavora a Salerno ma anche a Roma. Qui ha vinto, nel giugno 2018, un appalto per la manutenzione delle strade (lotto 2 per il pronto intervento riguardante la viabilità). Ed è qui che è approdato Di Lorenzo. Lo stesso che da presidente di commissione di gara per l’aggiudica dei lavori di piazza della Libertà affidò l’appalto per il completamento a Sacco, per poi finire sotto la tagliola a Palazzo di Città. Sacco che a sua volta ha perso il ricorso al Tar con l’aggiudica finita alla Rcm dei fratelli Rainone, che ora, oltre il Crescent, costruiranno anche la vicina piazza della libertà. L’aggiudica a Sacco segna, come data, la fase discendente del superdirigente che, all’atto dell’insediamento di Enzo Napoli, aveva acquisito tutti i poteri burocratici, compreso il controllo della posta del sindaco, per poi vedersi privato perfino della stanza a Palazzo di Città, con il conseguente trasferimento ad altro incarico. Fino alla richiesta di comando, accordata dall’amministrazione comunale di Salerno, e approvata, di recente, dalla giunta capitolina a guida Raggi.