di Marcello Festa
Circa 130mila, il 60% del totale degli edifici residenziali della provincia di Salerno, sarebbero a rischio sismico. Gli edifici in questione sono quelli costruiti antecedentemente all’entrata in vigore della prima normativa antisismica (che risale agli anni settanta) che stabilisce una serie di norme tecniche per le costruzioni sia pubbliche che private. In provincia di Salerno, nello specifico, non sono a norma con le disposizioni antisismiche 28.411 edifici non residenziali e inutilizzati, 164.600 edifici residenziali e 394.256 abitazioni. Si stima che il costo del miglioramento sismico, nel caso in cui si intendesse adottarlo, è di circa 3 miliardi di euro di cui 230 milioni in Zona 1 (dove è più alto il rischio sismico), 2 miliardi e mezzo in Zona 2 e 140 miliardi in Zona 3. “Dai Picentini fino all’estremo Sud della provincia – ribadiscono i geologi campani – c’è la possibilità che possa avvenire un terremoto ad alto rischio. Solo le zone costiere sono salve. Sono ancora tantissime le abitazioni in muratura che sono senza adeguamento sismico”. La situazione non migliora osservando il dato generale campano dove solo un edificio su tre è in regola con i criteri antisismici stabiliti dal Decreto ministeriale del 18 gennaio 2008. Ulteriore difficoltà registrata a livello centrale per la riqualificazione/messa in sicurezza degli edifici in provincia di Salerno è rappresentata dalla presenza di numerosissimi borghi e piccoli comuni caratterizzati anche da una scarsissima densità abitativa. Da tempo professionisti, studiosi e docenti si confrontano sulle cause e sulle conseguenze dello spopolamento dei centri storici e dei borghi antichi ma anche sulle strategie e le metodologie da mettere a punto per la rigenerazione, il recupero sostenibile, il riuso del patrimonio edilizio, soprattutto la messa in sicurezza. In Provincia di Salerno i piccoli comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti sono poco più di 100, ci vivono 1,1 mln di persone (per 404mila famiglie). Centri abitati, piccoli comuni, borghi storici ma anche patrimonio culturale da preservare e, preventivamente, da mettere in sicurezza. In questo caso l’intervento centrale, in buona parte già attuato o in corso di attuazione, non si è fatto attendere. Già stanziati 18 milioni di euro dal Ministero dei beni culturali e Cipe per il consolidamento dei beni a rischio in provincia di Salerno, nel dettaglio: la Certosa di Padula (4,5 milioni di euro), il Parco archeologico di Paestum (2,5 milioni), il campanile del Duomo di Amalfi (800mila euro), il castello normanno di Laviano (200 mila euro), la Caserma Tofano di Nocera Inferiore (600mila euro), l’Antiquarium di Sala Consilina (700mila euro), la Torre del Castello di Santa Maria di Policastro (500 mila euro), il Palazzo Ruggi D’Aragona a Salerno (600mila euro), il campanile del Duomo di Salerno (400mila euro). La classificazione sismica del territorio nazionale ha introdotto normative tecniche specifiche per le costruzioni di edifici, ponti ed altre opere in aree geografiche caratterizzate dal medesimo rischio sismico.