Terapista occupazionale e pioniera della Comunicazione Aumentativa Alternativa presso ilRenzullo Centro di Riabilitazione, con alle spalle un Master in tale ambito conseguito pressol’Università LUMSA di Roma, la dottoressa Melania Franco presta il suo impegno a favore della struttura sanitaria sarnese da ormai quattro anni, un lasso di tempo significativo nel corso del quale è stata in grado di dare avvio ad un percorso terapeutico altamente specializzato fondamentale per i tanti pazienti che necessitano di investigare modalità e strategie alternative alla comunicazione verbale.La CAA (sigla, appunto, di Comunicazione Aumentativa Alternativa) è da intendersi come uinsieme di modalità alternative alla parola in presenza di disabilità momentanea o permanente, anetto della quale risulta compromessa la funzione comunicativa, mirato a compensare quei limit funzionali e comunicativi mediante strategie differenti. Questo approccio viene altresì definito “aumentativo” per enfatizzare quanto il suo intrinseco obiettivo non sia meramente sostituire o proporre nuove modalità comunicative, quanto piuttosto– previa accurata valutazione del paziente – individuare le più opportune metodologie atte a rinforzare queste ultime. Il peso specifico della Comunicazione Aumentativa Alternativa e la sua applicazione – come confermato dalla stessa dottoressa Franco – fa perno su una serie di presupposti terapeutici di importanza sostanziale e si esplica a fronte di qualsiasi condizione che comporti una limitazione o compromissione delle abilità comunicative: “Non esistono prerequisiti per accedere a percorsi di CAA; qualche decennio fa si riteneva che pazienti con difficoltà cognitive gravi non potessero accedere a questo trattamento, ma per fortuna la situazione è cambiata radicalmente. L’approccio ed il conseguenziale sviluppo delll’iter comunicazionale aumentativo alternativo è rivolto tanto a pazienti in età evolutiva con a carico patologie che possono limitare la comunicazione verbale – si pensi a paralisi cerebrale infantile,
disprassia, disturbi del neurosviluppo o disabilità intellettiva – quanto ad adulti i cui quadri
neurologici contemplino patologie neurodegenerative, come la SLA o la sclerosi multipla”.
Un ambito terapeutico all’interno del quale l’impiego di ausili gioca evidentemente un ruolo
chiave, ancor più laddove il terapista riesca a mediare l’utilizzo di modalità naturali di
comunicazione ad apparecchiature altamente tecnologiche:
“Il progetto di Comunicazione Aumentativa Alternativa – continua la dottoressa Franco – si
articola in una prima fase di assessment, durante la quale gli esperti in CAA hanno il compito di
effettuare un’attenta valutazione delle competenze, partendo proprio dal bisogno della persona, e continua con l’individuazione delle strategie più adeguate al paziente che, in via massimamente elementare, possiamo ritrovare già nell’impiego di carta e penna. D’altra parte, la tecnologia negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, ragion per cui – anche al netto di collaborazioni del Centro con diverse aziende produttrici – abbiamo l’opportunità di fare affidamento su tecnologie assistive che vanno dall’impiego di materiale low tech, come quello cartaceo, fino all’utilizzo di strumenti a
puntamento oculare”.
Approcci e metodologie che si differenziano in base alle caratteristiche del singolo paziente: in età
evolutiva, infatti, il lavoro è soprattutto volto alla costruzione di una dimensione metalinguistica e
di interiorizzazione nonché a favorire lo sviluppo di competenze. La strategia di maggior impatto è
il modelling, attraverso cui l’operatore lavora con il bambino in situazioni naturali che spesso
rimano con pratiche di vita quotidiana, incluso il gioco, il tutto inserendo le strategie
precedentemente individuate dagli esperti e favorendo l’apprendimento e la generalizzazione. Si
sviluppa un lavoro a tutto tondo che finisce con il contemplare autonomie personali, sociali e di
orientamento spazio-temporale.
Diversa è la fattispecie terapeutica che coinvolge un paziente in età adulta, come opportunamente
rammentato dalla dottoressa Franco:
“L’approccio dell’adulto alla terapia è giocoforza differente rispetto a quello del soggetto in età
evolutiva: nella maggior parte dei casi, il paziente in questione, che preserva un background di tipo
psicolinguistico, si ritrova a non poter più svolgere quelle pratiche divenute nel tempo parte di una
routine quotidiana. Occorre, dunque, lavorare prioritariamente sulla consapevolezza di questa
nuova condizione e costruire nuove modalità comunicative, forse diverse, ma il più possibile
funzionali all’individuo, avvalendosi di strumenti che compensino la disabilità comunicativa e
sociale”.
Per concludere, impossibile trascurare l’importanza del supporto e del coinvolgimento delle
persone vicine al paziente, chiamate ad intraprendere con quest’ultimo un percorso impegnativo
ed al contempo dinamico, finalizzato ad abbattere ogni barriera di sorta. Altrettanto cruciale, a
proposito di lavoro di squadra, è la sinergia necessaria in seno all’equipe specialistica:
“E’ questo un ambito di lavoro – conclude la dottoressa Franco – all’interno del quale l’esperienza
in Comunicazione Aumentativa Alternativa necessita dell’interazione con un’equipe
multidisciplinare, affinché ciascun professionista accompagni il paziente nel percorso che parte
dall’esigenza di quest’ultimo. Ognuno nel suo ambito, dunque, contribuisce all’individuazione dei
bisogni comunicativi del paziente, senza tralasciare il peso specifico della sua storia ed il ruolo delle
persone che lo circondano, fondamentali nel rendere questo percorso un’occasione preziosa di
scoperta e riconoscimento delle potenzialità della persona con complessi bisogni comunicativi