Imputato per sempre Una riforma contestata - Le Cronache
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Imputato per sempre Una riforma contestata

Imputato per sempre Una riforma contestata

di Pina Ferro

“Una riforma che rischia i trasformare l’imputato tale per sempre”. In toga dinanzi al Palazzo di giustizia per gridare no al processo senza “Fine pena”. Una riforma che lede tutti come hanno tenuto a sottolinerae i penalisti salernitano che hanno anche aderito all’astensione dalle udienze proclamata dall’Unione Camere Penali nazionale. «Si tratta sicuramente di una riforma liberticida perché contravviene a tutti i principi costituzionali relativi alla possibilità della rieducazione della pena, alla possibilità di avere o di conoscere in tempi certi quanto durerà il proprio processo. – Sottolinea il presidente della Camera penale salernitana Luigi Gargiulo – In teoria, dopo il primo grado, la prescrizione viene bloccata e il processo può far sì che l’imputato diventi tale per sempre. È evidente che questa è una riforma nel solco del vecchio populismo giudiziario che è stato inaugurato dal governo Lega-5S, perché sostanzialmente il minimo comune denominatore è che chi ha avvocato bravo fa prescrivere il processo». Di fronte a tale assunto Luigi Gargiulo non ci sta e smonta il teorema con dati allamano. «Questo è tutto sbagliato. I dati Eurispes e quelli generali statistici smentiscono quello che noi diciamo. Infatti: le prescrizioni nell’anno 2017 e primo semestre 2018 avvengono il 53% nella fase delle indagini e nella fase gip/gup, il 22% nella fase del tribunale ordinario e solo, in un monte complessivo del 23%, in fase di Appello. Quindi noi stiamo facendo una riforma? O si fa una riforma, bloccando una prescrizione quando il 77% dei processi già si è abbondantemente prescritto?». Luigi Gargiulo fornisce anche i dati locali. «L’incidenza della prescrizione sul distretto di Salerno è soltanto, complessivamente, del 17%. Ma i dati allarmanti che riguardano il nostro distretto sono: il procedimento (le indagini) giace presso le procure le indagini durano in media 445 giorni, siamo al sesto posto, dopo Brescia, Bari, Roma, Milano e Catania. La durata medie del processo nel distretto di Salerno, per il tribunale monocratico, è di 1199 giorni, primo posto in Italia. Il processo al collegio dura 1036 giorni, secondo posto in Italia. Prova sia che questa è una riforma fatta da persona che non conoscono il diritto e non conoscono il codice, è questa. Se il canovaccio deve essere quello che il processo si prescrive per colpa o per merito dell’avvocato, i dati Eurospes sono questi: su monte 110, i rinvii per disfunzione procedimentali o processuali per difetto di notifica, altri problemi, tutto quant’altro, 16,2 %. I rinvii fisiologici, termine a difesa o escussione testi ed altro, sono il 64%. I rinvii per impedimento del difensore sono soltanto del 15,8 %. Questa riforma va assolutamente cancellata». Conclude il presidente della Camera Penale salernitana.

I PARERI/ Sarno: «E’ una controriforma rispetto ai diritti essenziali dei cittadini» Cacciatore: «Afferma un principio incostituzionale»

«La capacità di sensibilità di un ministro, che è avvocato, rispetto ad una riforma che non penalizza l’avvocatura, ma che penalizza l’intero comparto del diritto rispetto alla previsione di un istituto (la prescrizione) che – deve essere chiarito – non è a vantaggio dei delinquenti o a vantaggio dei colpevoli, ma è un istituto che insiste nell’ambito di una visione dell’ordinamento in cui la pena non è retributiva, ma risocializzante». Spiega l’ex presidente della Camera Penale Michele Sarno il quale spiega che:«E proprio perché è risocializzante, è evidente che dopo moltissimi anni non c’è ragione di condannare una persona. Dopo vent’anni di un processo come si fa a dire ad una persona tu oggi che hai rimesso in campo una tua attività corretta, hai dimostrato di avere rispetto nei confronti delle leggi, ora dovrai andare a scontare una pena?. Ma la cosa ancora più grave e che con questa norma noi corriamo il rischio che non facciamo solo il calcolo di chi è colpevole, ma anche di chi è innocente che viene in primo grado e non possiamo certo evitare che il pubblico ministero faccia l’Appello, E se rispetto a quest’Appello non c’è una pronuncia in tempi brevi, noi abbiamo un processo che non finisce mai. E possiamo recuperare il vecchio Brocardo: fine pena mai in quando si dice che il vero processo è la pena. E allora tutto questo riverberebbe i suoi effetti. Io credo che con questa riforma il ministro Bonafede abbia modificato il suo cognome in malafede. Perché una persona, anche uno studente che è al primo anno di giurisprudenza, che non ha la sensibilità di capire l’importanza di un istituto come quello della prescrizione che è a tutela e garanzia del nostro ordinamento, significa che veramente non ha compreso niente ed ecco per quale ordine di ragione si avventura in una riforma che – secondo me – è una controriforma rispetto ai diritti essenziali dei cittadini». L’avvocato Cecchino Cacciatore sottolinea come i penalisti italiani hanno denunciato da subito con forza che la riforma della prescrizione rappresenti una delle pagini più sciagurate della deriva populista e giustizialista del nostro Paese. Perché afferma un principio manifestamente incostituzionale, il principio per il quale il cittadino, sia esso imputato o persona offesa del reato, possa e debba restare in balia della giustizia penale per un tempo indefinito. «Allora la nostra è oggi in piazza è una denunzia, una denunzia pesante sulla “bomba atomica” che si abbatterà se la riforma passa sui diritti dei cittadini. E siamo qui a chiedere il massimo sforzo perché l’opinione pubblica del nostro Paese sia debitamente informata della reale, devastante portata di una simile riforma per i diritti fondamentali di ciascuno di noi. E siamo qui, tutti compatti, a ribadire che la prescrizione del reato rappresenti l’irrinunciabile rimedio alla patologia di indagine e processi che durano decenni. Se uno Stato non è in grado di definire un giudizio penale in dodici, quindici, venti, ventidue anni e anche oltre, la rinuncia al giudizio rappresenta un dovere etico e giuridico in una società che voglia dirsi davvero civile. E alla quale ripugna, deve ripugnare, l’idea che un cittadino possa essere tenuto al laccio di un giudizio penale per un tempo infinito. Senza alcun rimedio ad un simile scempio. E siamo anche pronti a riprendere il percorso di riforma, ma ci scontriamo contro l’irragionevolezza, l’impazienza, l’intolleranza. Tentaimo di ragionare».