di Pina Ferro
Fu trucidato con 10 colpi di fucile. A distanza di oltre tre mesi gli assassini di Domenico Pennasilico, ancora non hanno un nome ed un volto e sono a piede libero. L’omicidio dell’allevatore 60enne di Sieti di Giffoni Sei Casali avvenne, è stato ammazzato lo scorso 23 aprile in una zona montuosa del comune Picentino mentre era intento a far pascolare i propri capi di bestiame, insieme al figlio minore. Ora i familiari, a distanza di oltre 100 giorni chiedono di conoscere il nome degli autori della barbara esecuzione. «Non sappiamo nulla, dalla Procura non ci fanno sapere nulla. Sappiamo che le indagini vanno avanti ma null’altro. – Racconta la figlia di Domenico Pennasilico – Da quel giorno mio fratello e tutti noi viviamo nel dolore ma anche nell’attesa che si venga fatta chiarezza sull’accaduto. Mio fratello è vivo per miracolo. Quando mio padre si è reso conto che gli stavano sparando contro ha telefonato a mio fratello dicendogli: “scappa che mi stanno sparando addosso, qui sono in due. Scappa che poi ti raggiungo”. Invece, mio padre a capanno è più tornato». La figlia dell’allevatore nel ripercorrere quanto gli è stato raccontato dal fratello che ha vissuto in prima persona l’intero incubo spiega che padre e figlio stavano occupandosi del pascolo in un terreno che hanno in fitto da anni, concesso dal comune a seguito di regolare richiesta. Non stavano commettendo alcun abuso. Cosa strana avrebbero trovato un recinto aperto e per questo alcuni capi si erano allontanati. Il figlio di Domenico Pennasilico si era recato a cercare i capi. E’ stato a questo punto che l’anziano si sarebbe trovato di fronte coloro che poi lo hanno ucciso. «Erano in cinque ha raccontato mio fratello. Hanno sparato a mio padre con un fucile e poi lui che è riuscito a fuggire con una pistola. In seguito mio fratello ha tentato invano di mettersi in contatto con papà ma inutilmente. A quel punto ha fatto scattare l’allarme. Quanto accaduto è inspiegabile, mio padre e mio fratello non avevano avuto seri o discussioni con nessuno. Stavano facendo il proprio lavoro, il lavoro di una vita». Solo dopo tre ore di ricerche il corpo di Domenico Pennasilico è stato ritrovato in un dirupo. Il suo cellulare, invece, non verrà mai recuperato. Nonostante le ricerche, l’apparecchio telefonico sembra essere scomparso nel nulla. Il figlio di Domenico Pennasilico, scampato all’agguato, fu sentito per ore dagli investigatori ai quali ha fornito la sua versione dei fatti e tutti i dettagli relativi ai terribili momenti vissuti. La procura è in attesa di avere la perizia balistica sui colpi rinvenuti.