di Andrea Bignardi
“Le linee guida in sanità non sono comandamenti ma si introducono in un contesto, quello della clinica, che è molto variabile”. Queste sono state le parole del presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno Giovanni D’Angelo in occasione del convegno, dal titolo “Le nuove frontiere della responsabilità civile e penale dei sanitari”, tenutosi ieri all’Università degli Studi di Salerno. L’evento, organizzato nell’ambito del master in direzione delle aziende e delle organizzazioni sanitarie diretto da Paola Adinolfi, ha rappresentato un’occasione di confronto e dibattito tra professionisti e giuristi sul tema della responsabilità civile e penale dei medici e del personale sanitario. L’evoluzione tecnologica, e la situation awareness, secondo quanto affermato dal direttore del Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali dell’ateneo salernitano Vincenzo Loia, rappresentano due fattori fondamentali per ridurre i costi per le organizzazioni sanitarie, legati ai rischi di ogni tipo che esse quotidianamente sopportano. Queste ultime, a partire dal varo del decreto Balduzzi nel 2012, sono responsabili civilmente anche delle “colpe lievi” dei professionisti in esse impiegati. A compiere una lunga dissertazione sulla responsabilità dei sanitari è stato il docente ordinario di Diritto Civile dell’Università Sant’Anna di Pisa Giovanni Comandé che ha approfondito gli aspetti civilistici della disciplina e l’evoluzione della normativa in materia. Anche l’accademico pisano ha condiviso la perplessità del presidente dell’ordine dei Medici salernitano sull’applicazione acritica delle linee guida in ambito sanitario. Talvolta, secondo D’Angelo, esse potrebbero risultare non adeguate a garantire la sopravvivenza del paziente: spesso, infatti, le condizioni cliniche dell’assistito impongono di non attenersi alle prassi prescritte dalle linee guida. Agire per il benessere degli utenti dev’essere – in altri termini – l’imperativo categorico cui devono attenersi gli operatori sanitari. Ad approfondire invece gli aspetti penalistici della questione, alla luce delle innovazioni introdotte dalla Legge Gelli-Bianco nel 2017 è stato il pubblico ministero presso la procura della Repubblica di Salerno Federico Nesso. “Il medico, sul piano penale, non può mai nascondersi dietro gli errori dell’equipe, in quanto la responsabilità penale è personale – ha dichiarato il pm Mentre la responsabilità civile è il frutto di una scelta del paziente e si discute di lesioni colpose, in ambito penale si ipotizza l’omicidio colposo che è procedibile d’ufficio.”Il magistrato, nel sottolineare l’importanza della componente etica e strettamente personale della responsabilità penale, ha evidenziato come in ambito medico siano purtroppo ricorrenti le conseguenze psicologiche e patrimoniali per i dirigenti medici coinvolti in procedimenti giudiziari, già in seguito all’inizio delle indagini. Lo stigma sociale verso i medici indagati, secondo il magistrato, rappresenta indubbiamente la punta di un iceberg di contraddizioni che opprime la società italiana: “Dovremmo vivere – ha infatti affermato Nesso – in uno stato in cui vige la presunzione di innocenza e dove invece spesso prevale un clima di sospetto”.