Con i candidati a duellare a distanza per l’ultimo miglio e contestazioni preventive in alcuni territori – specie in Sicilia -, le primarie Pd scandiscono meno 2 sul countdown e tiene banco ancora il rapporto con M5S. «Zingaretti ha l’obiettivo di arrivare a un accordo con i 5 Stelle», insiste Roberto Giachetti, nonostante la smentita costante del governatore del Lazio. Maurizio Martina si dice convinto di vincere e si presenta sempre come il candidato dell’unità. All’antivigilia del voto arriva l’appello ad affollare i gazebo del fondatore del Pd Walter Veltroni – «Non è il tempo per l’indifferenza e la denuncia», dice – e di nuovo quello di Romano Prodi, altro padre nobile. Matteo Renzi, che non ha detto per chi voterà, prosegue il tour affollato del suo libro, mentre il Gip di Firenze conferma gli arresti domiciliari ai genitori. Un convitato di pietra, il senatore fiorentino, grande quasi come il Movimento 5 Stelle per il futuro del Pd. I renziani si sono divisi tra Zingaretti, Martina la maggior parte degli esponenti principali – e Giachetti (i duri e puri). La scommessa di quest’ultimo è galvanizzarli con la difesa delle riforme dell’ex premier. Per provare ad andare oltre il 12% della fase nei circoli e contare in assemblea nazionale nel caso nessuno superi il 50% alle primarie. «Il nostro partito malato? E’ l’unico partito che porta centinaia di migliaia di persone a selezionare la propria classe dirigente», così Giachetti contesta l’affermazione di Zingaretti. Il presidente del Lazio, favorito nei sondaggi (uno lo colloca al 58%), punta ad amministrare e consolidare il vantaggio e parla del partito che vorrebbe, «con un segretario che non è detto sia anche candidato premier: prevalga il “noi” sull’“io”», dice Zingaretti. Dall’accusa dei “giachettiani” di aver usato troll sui social «come fa M5S» ribatte che «il 70-80% dei tweet contro di me vengono da gente iscritta al partito». Martina invece ripropone «una segreteria unitaria» in caso di vittoria e un rinnovamento anche generazionale. L’ex reggente appoggia più degli altri l’iniziativa di Carlo Calenda per una lista unica per le elezioni europee e apre anche all’apporto dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia – per provare ad attrarre a sinistra che è andato a un evento di Zingaretti. Martina pensa che alle Europee si possa andare oltre il 20% Calenda che ha avuto la firma del suo manifesto “Siamo Europei” da tutti e tre i candidati e dal presidente dem Matteo Orfini per conto del partito, domenica sarà come scrutatore a un gazebo in piazza del Popolo a Roma, senza votare. Tra gli altri big, Paolo Gentiloni voterà a Roma, Renzi invece ancora non si sa. L’obiettivo domenica è superare il milione di votanti, hanno detto gli sfidanti all’unisono. Ieri il dibattito dei candidati su Sky Tg24 ha rag
giunto in media 318 mila spettatori, con oltre un milione di contatti. Ma sulle primarie c’è lo spettro del caos e dei sospetti in alcune zone. «Sono preoccupato per quanto sta avvenendo in Sicilia in particolare a Palermo ed Enna – denuncia Marco Miccoli, delegato di Zingaretti in Commissione Congresso -. Decine di seggi cancellati, composizione degli stessi non concordata con le mozioni. Così viene meno la possibilità di garantire un’alta partecipazione al voto e si rischia soprattutto di non poter garantire la trasparenza e la correttezza del voto. Ho chiesto l’immediata convocazione della commissione nazionale per cercare di evitare che la regolarità delle primarie sia compromessa».
red.cro.