di Erika Noschese
Quando la solidarietà parte dai medici. Lo sa bene il dottor Alfonso Salvati, del reparto di nefrologia dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. Con i colleghi Paola Marotta Gianfranco Bianco ha salvato la vita a D.O., giovane 20enne nigeriano, rifugiato politico, giunto a Salerno a bordo di un barcone: in città aveva trovato lavoro come cameriere. Le sue condizioni di salute non erano delle migliori: lo scorso anno è stato necessario un ricovero presso il reparto di nefrologia del nosocomio locale, a causa di un’ipertensione maligna. Successivamente, la sua salute si è aggravata ulteriormente, a causa di un’insufficienza renale cronica di secondo grado. Dopo le dimissioni, i medici non hanno avuto più notizie del giovane nigeriano che nel frattempo si era trasferito in Germania in cerca di un futuro migliore perchè a Salerno non riusciva più a trovare lavoro. Il lungo viaggio ha aggravato ulteriormente le sue condizioni: è stato ricoverato e dializzato. Ma questo non è bastato per impedire alle autorità tedesche di rispedirlo in Italia: nonostante la necessità di sottoporsi a dialisi quotidianamente, infatti, è stato messo a bordo di un treno e rispedito in Italia, con tutti i rischi del caso. D.O., infatti, ha più volte rischiato di morire ma in Germania non ha trovato la stessa accoglienza che gli aveva invece riservato la città di Salerno e i medici del reparto di nefrologia del Ruggi. Giunto in Italia, Salvati è stato contattato per chiedere la possibilità di accogliere il giovane. Il dottore non sapeva che avrebbe rivisto il giovane a cui solo l’anno prima aveva salvato la vita. Così, per il giovane nigeriano altre 14 ore di viaggio, a bordo del treno, prima di arrivare a Salerno in fin di vita, come ha tenuto a precisare il dottor Salvati. Per D.O. è stato necessario procedere subito con la dialisi costante per 3 giorni, senza contare le infezioni a causa del catetere che non gli era stato rimosso dai medici tedeschi che, a conti fatti, non hanno atteso la sua guariglione per cacciarlo dal Paese. L’equipe del reparto di nefrologia ha compiuto il primo miracolo: salvare la vita a quest’uomo che aveva solo voglia di lavorare. Dopo le dimissioni, è stato trasferito presso una clinica privata di Pontecagnano Faiano che ha deciso di curarlo a titolo gratuito, mettendogli a disposizione anche il trasporto. Da qui la gara di solidarietà per acquistare beni di prima necessità per il ragazzo, grazie ad una rete di volontariato e agli stessi medici che hanno organizzato una colletta per permettere alla mamma di raggiugere suo figlio. D.O., in Nigeria non può curarsi: lì tutto è a pagamento e non ha la somma necessaria. La sua vita dipende dal grande cuore dei salernitani e dei medici del Ruggi che hanno fatto di tutto per salvargli la vita: il miracolo è compiuto. D.O., presto potrebbe riabbracciare la sua mamma è ricomunciare una vita dignitosa.