di Matteo Maiorano
«Guagliu’ (ragazzi) non ci dovete venire qua perché quelli l’altra volta vi seguivano eh! Fate passare un guaio!». Al telefono c’è Franco Alfieri, che finisce intercettato nel 2013. La Procura di Salerno indaga proprio sui Marotta e anche l’allora sindaco viene tirato in ballo. Alfieri s’arrabbia perché pensa che quest’inchiesta nasca per vendetta: «Non abbiamo fatto la caserma, perché volevano fare la Caserma dove facciamo il mercato». Sempre al telefono esprime tutta la sua rabbia e la sua preoccupazione: «Se non fossi io una persona incensurata e questo e quell’altro no… tu sai che significa… c’erano le condizioni per emettermi una misura cautelare». «Ma io posso – incalza Alfieri – storpiare un paese. Cioè noi teniamo un unico spazio ci vado a portare la caserma là». Le intercettazioni finiscono dritto anche nel fascicolo della nuova inchiesta. Alfieri, at
tualmente a capo della segreteria politica del presidente De Luca, non è indagato ma la vicenda torna a galla come antecedente storico di «una condotta di pressione che a distanza di anni viene rinnovata anche nei confronti degli attuali amministratori comunali». Solo che all’epoca, le intercettazioni dimostravano il «rapporto confidenziale tra i membri della famiglia Marotta e l’ex sindaco Francesco Alfieri». Inserimento nelle graduatorie di assegnazione di alloggi pubblici, posti di lavoro, sussidi. Queste le richieste dei Marotta all’allora primo cittadino. Nel 2013, Fiore Marotta è nella stanza del sindaco: chiede un contratto di lavoro. Alfieri lo tranquillizza: «Ti faccio fare col servizio sociale qua non ti preoccupare», però chiede cautela: «Guagliò, non parlate per dentro al telefono!».