Brigida Vicinanza
Ricorre al Consiglio di Stato il Comitato Salute e Vita dopo la sentenza del Tar che ha riaperto i cancelli delle Fonderie Pisano a Fratte. Secondo gli avvocati del Comitato il tribunale amministrativo non ha preso in considerazione tutt’e due gli aspetti della vicenda, ovvero quello del diritto alla salute, ma solo quello del valore imprenditoriale per l’opificio e i 110 operai. “L’attività con la sospensiva si sta svolgendo di fatto in totale assenza della autorizzazioni richieste e in aperta ed “autorizzata” elusione dell’obbligo di legge di attuare tutte le iniziative utili per superare le criticità rappresentate dall’Arpac a seguito di meticolose e corrette rilevazioni effettuate sul campo – spiegano gli avvocati Lanocita, Sandro Amorosino e Simona Corradino – i giudici hanno totalmente ignorato le recenti relazioni depositate a giudizio, che confermano le abnormi criticità riscontrate (nonostante le solenni dichiarazioni rese dalla società di aver ottemperato alle prescrizioni volte al superamento delle criticità contestate), e sia degli allarmati risultati preliminari dello studio Spes, anch’essi tra gli atti del giudizio. In sostanza sono state accolte le istanze dell’imprenditore che viola la legge, mentre sono state ignorate le conclusioni tecnico-scientifiche riportate in atti prodotti da enti pubblici. Questi ultimi dimostrano in maniera inequivocabile il danno gravissimo ed irrimediabile provocato all’ambiente e alla salute pubblica a causa del persistere del grave inquinamento causato dal mal funzionamento dell’opificio industriale ormai obsoleto”. Intanto dalla prorietà c’è stato ieri l’annuncio agli operai del ritiro del procedimento di licenziamento collettivo. Adesso si attende il Tribunale del Riesame e soprattutto l’apertura delle buste all’Asi, con la partecipazione al bando di concorso da parte dei Pisano per la delocalizzazione dell’impianto nell’area del cratere e precisamente a Buccino.