Arturo Brachetti e le "stanze" del cuore - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Arturo Brachetti e le “stanze” del cuore

Arturo Brachetti e le “stanze” del cuore

 

Torna a Salerno l’amato trasformista ospite del teatro Verdi per l’intero week-end con il suo nuovo one-man show “Solo”

 

Di OLGA CHIEFFI

Arturo Brachetti, maestro internazionale di quick change e artista a tutto tondo, sarà in scena stasera al teatro Verdi di Salerno alle ore 21 con il nuovo sorprendente spettacolo, “Solo”, che replicherà in città sino a domenica. Un ritorno alle origini per Brachetti che aprirà le porte della sua casa fatta di ricordi e di fantasie; una casa senza luogo e senza tempo, in cui il sopra diventa il sotto e le scale si scendono per salire. Dentro ciascuno di noi esiste una casa come questa, dove ognuna delle stanze racconta un aspetto diverso del nostro essere e gli oggetti della vita quotidiana prendono vita, conducendoci in mondi straordinari dove il solo limite è la fantasia. È una casa segreta, senza presente, passato e futuro, in cui conserviamo i sogni e i desideri… Brachetti schiuderà la porta di ogni camera, per scoprire la storia che è contenuta e che prenderà vita sul palcoscenico. Non per niente, infatti, l’artista è stato inserito nel Guinness dei primati come il più prolifico e veloce trasformista al mondo e al suo attivo ha anche un premio Molière (il corrispondente francese del Tony Award), un Laurence Olivier Award, ed è stato nominato Cavaliere delle Arti e del Lavoro dal Ministro della Cultura francese e Commendatore dall’ex Presidente Napolitano. Ma non c’è solo l’arte del quick change, in “Solo”: c’è l’altrettanto sorprendente chapeaugraphie, la tecnica con la quale Brachetti riesce a trasformare una sorta di falda di cappello bucata al centro – “Devi riempire il buco con la fantasia”, gli avrebbe detto il nonno – in venticinque diversi copricapi ed altrettanti personaggi: basta ogni volta piegare il tessuto con un paio di gesti. E ancora c’è l’arte del creare veri e propri quadri con la sabbia (sand painting), ci sono le ombre cinesi, c’è l’uso del laser di ultima tecnologia – che l’artista ci aveva già presentato nello spettacolo Brachetti che sorpresa – che crea incredibili atmosfere fantascientifiche alla Matrix o alla Tron. L’impiego del laser però da solo non basterebbe se non ci fosse la maestria straordinaria di Brachetti, di Kevin Michael Moore, la dispettosa ombra umana di “peterpanesca” memoria che lo accompagna nella storia, e di tutto il comparto tecnico, che riescono a coordinarsi alla perfezione nell’interazione uomo/laser, ottenendo risultati molto realistici e di grande effetto visivo, volo compreso. Ci sono poi il sogno e la magia che intridono tutto lo spettacolo, trasportando gli spettatori in un mondo sospeso, a sé, quello personale di Brachetti, che ha legato i vari momenti dello show, attraverso l’idea centrale della casa in miniatura portata sulla scena, quella “dei miei ricordi, dei miei sogni, delle mie paure”, come spiega l’artista. Con una mini telecamera che proietta le immagini direttamente su schermo, si entra nelle varie stanze e attraverso oggetti simbolo, che torneranno poi alla fine dello spettacolo, lo showman ci accompagna in un viaggio che rievoca i personaggi delle serie televisive più note, dei cartoni Disney e i cantanti internazionali più famosi. Un ritorno alle origini per Brachetti che aprirà le porte della sua casa fatta di ricordi e di fantasie; una casa senza luogo e senza tempo, in cui il sopra diventa il sotto e le scale si scendono per salire. Reale e surreale, verità e finzione, magia e realtà: tutto è possibile insieme ad Arturo Brachetti, con il quale compiere un lungo volo, lasciando a casa la razionalità.