Andrea Pellegrino
Chiamatelo Pdl. Ma non è il vecchio Popolo della Libertà, bensì il partito De Luca. In Campania l’asse Renzi – De Luca ha fatto man bassa, spazzando via, oltre i nemici interni, anche i vecchi renziani della prima ora. Così capita che anche Enzo Amendola, sottosegretario agli esteri, sia a serio rischio riconferma. E’, infatti, il numero tre al Senato a Salerno, dietro Gianni Pittella e l’uscente Angelica Saggese. Il tutto mentre sarebbe sull’uscio di Montecitorio Eva Avossa, la storica vicesindaco di De Luca piazzata nel listino della Camera dopo Marco Minniti. E l’Avossa onorevole aprirebbe anche una nuova partita a Palazzo di Città, con la possibile scalata del secondogenito del governatore (Roberto, assessore alle finanze) al secondo gradino della giunta comunale. Ma questo è un altro capitolo. La corsa di De Luca a Roma, nella lunga giornata del Nazareno, ha blindato per ora il primogenito Piero, in corsa a Salerno (uninominale) e nel proporzionale alla Camera a Caserta. Qui è solido il patto con l’eurodeputato Nicola Caputo, che fu sostenuto da De Luca alle scorse elezioni Europee e che ora corre per il Senato nella sua Caserta. Piero De Luca, intanto, ha già convocato i consiglieri comunali di Salerno per questo pomeriggio per un primo punto della situazione. Sul Corso Vittorio Emanuele pare che abbia individuato anche la sua sede elettorale. In lista c’è anche Franco Alfieri che, dalla sua, libererà anche le caselle occupate in Regione Campania. Una candidatura che perdona De Luca per l’infelice battuta sulle “fritture di pesce” (marchio che l’ex sindaco di Agropoli si porta ancora con se) e riscalda un rapporto di potere con il governatore. In caso di elezione, poi, De Luca dovrà nominare anche il nuovo capostaff. Colpo Martina per Mimmo Volpe, sindaco di Bellizzi e di recente rientrato in aula provinciale dopo le dimissioni di Enzo Napoli. Il suo nome era già circolato qualche settimana fa, poi l’ufficializzazione nella notte romana. Volpe, dalla sua, avrebbe spiazzato e fatto fuori in un sol colpo le aspirazioni di Maraio e la certezza di Ragosta, che da mesi lavorava per la sua ricandidatura “sopportando e supportando” anche la maggioranza consiliare a Salerno città. Via anche i nemici. Come fu per Vaccaro la scorsa volta – ripescato dal Pd a Napoli – a finire stavolta sotto la tagliola è stato Simone Valiante. Ufficialmente per i posti negati alla minoranza (area Emiliano nel caso specifico), ufficiosamente per un rapporto non sempre idilliaco con l’ex sindaco di Salerno. Tra i grandi esclusi, anche stavolta, Anna Petrone che sperava di occupare una casella nel listino. Ed invece, oltre all’Avossa, c’è stato il premio di consolazione per Giusy Fiore, all’ultimo momento strappata dall’uninominale, affidato in nottata a Mauro Maccauro. Poi Alfonso Andria fino a qualche giorno fa certo di un suo ritorno in campo. Ed, invece, anche stavolta la corsa dell’ex presidente della Provincia di Salerno si è fermata davanti al Nazareno. Via libera, invece, per Iannuzzi.