di Marta Naddei
La stangata sui tetti di spesa a firma di Antonio Squillante è arrivata. A nulla sono servite le richieste, inoltrate lo scorso mese, di non firmare alcun atto che desse esecuzione al decreto del commissario alla sanità regionle, Stefano Caldoro, che impone la riduzione dei tetti di spesa delle singole strutture di riabilitazione e di salute mentale e socio sanitarie. E’ dello scorso primo ottobre, infatti, la delibera 766 dell’Asl di Salerno che definisce i tetti di spesa (inerenti all’ultima parte del 2013) per i centri della macroarea della riabilitazione, in applicazione del decreto 86 del commissario ad acta, Stefano Caldoro. Le strutture a cui non piacerà la nuova redistribuzione delle risorse – si legge anche nel testo della delibera dell’Azienda sanitaria locale di Salerno – saranno liberissime di non firmare il contratto e perdere in tal modo l’accreditamento. «Le strutture sanitarie private che non sottoscrivono il contratto – dice l’atto del dg Squillante – ovvero oppongano riserve in ordine alla proposta contrattuale così come formulata dall’Asl, saranno prove di contratto. Un passo che gli stessi responsabili dei centri si erano detti disposti a compiere nel caso in cui il percorso di riduzione dei tetti di spesa fosse stato realizzato. Un decreto, quello del commissario regionale, che di fatto priva di una cifra che si aggira attorno ai nove milioni di euro, rispetto a quelli stanziati nel 2012 e per le stesse prestazioni, i centri accreditati per la riabilitazione dell’intero territorio provinciale. A tutto questo va aggiunto che si tratta di una riprogrammazione effettuata ex post e non ex ante, in sostanza con il cambiamento dei parametri solo per gli ultimi tre mesi dell’anno e, dunque, con l’erogazione già effettuata per ben nove mesi. E’ caduta, così, nel vuoto la richiesta che lo scorso 18 settembre, i rappresentanti delle associazioni di categoria (Parisi – Anffas, Gambardella – Aspat e De Vita – Foai) avessero espressamente richiesto al manager dell’Asl di non firmare, in forma di protesta e per cautelare i lavoratori, ma soprattutto gli utenti e cittadini disabili, le delibere. Nulla da fare, dunque. Ora, bisognerà vedere come intenderanno muoversi i responsabili delle strutture private della provincia di Salerno: cedere e dare applicazione alla delibera oppure rifiutare di firmare il contratto e dire così addio all’accreditamento. In entrambi i casi, le ripercussioni saranno gravissime in primis per i pazienti che non potranno usufruire di un servizio di assistenza ottimale ed in secondo luogo per gli stessi operatori dei centri.