E’ sfida allo Stato. Una guerra a suon di bombe, nonostante l’attenzione delle forze dell’ordine sia altissima a Scafati. Non può essere certamente il racket il movente dell’attentato di ieri notte, quando una bomba carta che intorno le 3:30 ha mandato in frantumi l’entrata di un locale che ha ospitato fino a pochi mesi fa un centro scommesse, legato al clan Ridosso-Loreto. Il gestore è infatti Giacomo Casciello, classe 1988, cognato del boss Luigi Ridosso, attualmente in carcere. Il Casciello è stato colpito lo scorso dicembre da misura interdittiva del divieto di assumere incarichi direttivi presso persone giuridiche o imprese per un anno. L’accusa è di essere stato prestanome di società di fatto gestite dal clan, tra cui la Italia Service, già nota per la vicenda appalti Ex Copmes. Un boato fortissimo ha squarciato il silenzio della notte tra lunedì e martedì, facendo precipitare per strada i residenti di via Martiri D’Ungheria, dov’è ubicato il locale. Sul posto carabinieri e Vigili Del Fuoco, che hanno prontamente avviato le indagini. Non si esclude la pista della vendetta trasversale, quale risposta all’attentato, anch’esso dinamitardo, al Roxy Bar gestito dai Buonocore, familiari del boss Franchino Matrone, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Opera, sotto regime del 41 bis. Sullo sfondo la gestione degli affari illeciti, in particolare delle slot machine e delle scommesse. Il centro avrebbe riaperto i battenti a momenti, sotto una nuova gestione, quelli dei fratelli Cestra, originari di Torre Annunziata che insieme ai cugini gestiscono già diversi punti scommesse. Un colpo portato a segno nel “fortino” dei Ridosso, le loro abitazioni distano infatti poche decine di metri dal centro scommesse, nato dove un tempo c’era una concessionaria di auto. I clan si riorganizzano, e piuttosto che cercare accordi, puntano alla violenza e all’uso della forza, senza esclusione di colpi. Segno evidente che in gioco vi è la leadership su affari illeciti da milioni di euro, quali droga, slot machine, scommesse, riciclaggio, usura ed estorsioni. Un equilibrio saltato dopo gli arresti dei principali esponenti dei clan Ridosso e Matrone. La città è scossa, neanche due settimane fa c’è stata la “marcia per la legalità” promossa dal parroco Don Peppino De Luca, che ha portato un sabato sera a sfilare per corso Nazionale diverse centinaia di scafatesi.
GLI APPELLI: SERVONO PIU’ FORZE DELL’ORDINE
La questione sicurezza a Scafati è più che mai preponderante, sono anni che la città, anche attraverso le Istituzioni e le forze politiche, chiede con forza il potenziamento dei presidi di forze dell’ordine presenti sul territorio. Occorre una risposta veloce e soprattutto stabile della presenza dello Stato. Non basta lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, perché, a quanto pare, la criminalità organizzata è presente e tutta intenzionata a prendersi il controllo del territorio, nonostante le inchieste giudiziarie e gli arresti degli ultimi due anni. Servono uomini, mezzi, risorse, per controllare l’intero perimetro cittadino. Soprattutto di notte, quando la città diventa letteralmente terra di nessuno. Inutile anche parlare di videosorveglianza, perché l’impianto comunale è oramai superato e pressoché inutilizzabile. Presso i comandi di Polizia Municipale e Carabinieri sono presenti monitor con le proiezioni di 16 videocamere posizionate nei punti strategici della città. Fino alla settimana scorsa una decina di queste erano però fuori uso, e le restanti oramai vetuste e dotate di tecnologie superate.