Penultimo appuntamento, questa sera, alle ore 21, per il cartellone Mutaverso al Centro Sociale di Salerno, che ospiterà la Compagnia La Ballata dei Lenna
Di OLGA CHIEFFI
Penultimo appuntamento all’Auditorium del Centro sociale di Salerno “R. Cantarella” della stagione Mutaverso, di ErreTeatro, a cura di Vincenzo Albano, prima di passare, come da programma, a location più insolite. Questa sera, ore 21.00, La Ballata dei Lenna porta in scena uno spettacolo finalista al Premio Scenario 2015, “Il paradiso degli idioti”, drammaturgia e regia Paola Di Mitri, con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno, Francesco Marilungo, con il sostegno di Kilowatt Festival, Teatri di Bari. E’ questa, una non-storia. Un’illusione che indaga il paradosso. Una storia fantasma che si sofferma per qualche attimo a osservare le conseguenze di un nuovo giudizio universale che vede coinvolti e mescolati cielo e terra.Tra il giallo e il visionario, tre angeli cercano, gli uni negli altri, gli indizi di quella che fu la propria esistenza. Carnefici e vittime di una feroce parabola sull’ incapacità umana alla convivenza, inanellano ricordi filosofici e ritornelli sgrammaticati per alleviare il peso di un castigo che li obbliga a portarsi addosso un fardello di iconografie posticce. Qui ci sono Andrea e Sonia. Fratello e sorella, che si rincontrano dopo molto tempo nella loro casa d’infanzia per leggere assieme il testamento morale che il padre ha lasciato loro in eredità prima di morire. Andrea è alle prese con la sua sceneggiatura cinematografica sull’avvento di una nuova era di supereroi, nella quale riversa allo stesso tempo frustrazioni e speranze di un successo che crede di meritare; Sonia è un’artista visiva ed esercita la sua professione in Canada, valicando nella sua arte quel limite etico che il mercato molto spesso chiede di calpestare. Il loro è l’incontro di due sguardi diversi sul mondo. Questi personaggi, che giocano a sorvegliare un paradiso non così diverso da uno sterminato parcheggio di periferia, sembrano dover appartenere a un immaginario lontano, ma presto smascherano l’umanità tipica di quella realtà che tutti viviamo e di cui abbiamo perso il codice. Attraverso occhi di plastica, che annullano anche la vista agli attori in scena, i tre osservano il genere umano restituendo un ritratto impressionista e surreale di questa nostra epoca impietosa della quale ci sentiamo ormai ciechi ospiti estranei. Dai loro sguardi prendono corpo le vite degli esseri umani, frammenti di storie che si susseguono e si intrecciano dentro un’atmosfera distorta e rarefatta, quasi senza trama, di chi ha fatto dei detriti popolari la propria Bibbia e dei supermercati la propria biblioteca. Ma è davvero troppo tardi per riconoscere una sciocca possibilità di salvezza? Cosa succede se, immobile e serafico, con la coda e le orecchie lunghe, una asino, incurante di essere da secoli il simbolo del non sapere, ha deciso di piazzarsi sul balcone di casa, riaccendendo la passione dei remoti sentieri?