di Andrea Pellegrino
Non è bastata l’indigestione referendaria per Vincenzo De Luca. Stavolta la frittura di pesce gli è andata proprio di traverso. Il governatore della Campania, infatti, è stato iscritto nel registro degli indagati per un’ipotesi di istigazione al voto di scambio nell’ambito di una inchiesta dalla Procura di Napoli. Le sue parole finirono in un audio pubblicato dal Fatto quotidiano e ora agli atti del fascicolo aperto dai magistrati napoletani, dopo un esposto presentato dal gruppo regionale del Movimento 5 Stelle ed una richiesta di approfondimento giunta direttamente dalla commissione antimafia, presieduta da Rosy Bindi che, anche questa volta, è stata bersaglio di De Luca durante una intervista a Matrix. Sotto la lente degli inquirenti ci sono alcuni passaggi del discorso fatto da De Luca all’hotel Ramada di Napoli a una platea di circa 300 amministratori locali. Era il 15 novembre scorso, nel pieno della campagna per il sì al referendum. De Luca si rivolge a Franco Alfieri, sindaco di Agropoli e consigliere politico all’agricoltura in Regione Campania: “Vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”. Franco Alfieri che viene presentato dal governatore come “maestro delle clientele”. L’audio era stato acquisito dalla Finanza il 24 novembre. Ma al vaglio della Procura di Napoli ci sarebbe anche il “fax con numeri realistici” chiesti ai sindaci in platea ma poi non realmente inviati secondo quanto risulta finora. Martedì il pm Stefania Buda, del pool coordinato dall’aggiunto Alfonso Davino, ha convocato il giornalista Paolo Russo, portavoce di De Luca, per ascoltarlo come persona informata sui fatti. E’ proprio De Luca che indica Paolo Russo come destinatario dei fax da inviare con il numero di persone incontrate in campagna elettorale. Ma il giornalista è stato solo il primo ad essere ascoltato. Nei prossimi giorni, come testimoni, potrebbero comparire Piero De Luca, primogenito del presidente ed a capo dei comitati del Sì e Francesco Nicodemo, ex consigliere comunale di Napoli, ex componente della segreteria regionale del Pd e responsabile della comunicazione a Palazzo Chigi fino a qualche giorno fa. Ma oltre l’invito ai sindaci, dall’audio pubblicato dal Fatto Quotidiano emergerebbero altri elementi utili all’inchiesta. Come la richiesta che il governatore rivolge agli imprenditori della sanità privata. «Abbiamo cercato di spiegare a due teste di sedano (i due commissari nominati dal governo, ndr) – disse De Luca all’Hotel Ramada – che hanno la funzione di commissari in Campania che non siamo la Toscana che la sanità privata qui è il 25%, sono migliaia di lavoratori che per come ci siamo mossi in questi mesi vorrei ci fosse rispetto e possiamo permetterci a ognuno di loro di fare una riunione con i dipendenti, e parliamo di un blocco corposo e facciamo due o tre cose di queste cose per blocchi e non dispersi. Farsi l’elenco degli imprenditori amici, per cortesia fai questo lavoro però mi devi dare quanti voti porti se non lo vuoi fare però…» Le frasi di De Luca suscitarono subito polemiche sul piano politico e il governatore replicò che la sua era stata una battuta goliardica. Nessun commento ieri da parte del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca sul coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Napoli per istigazione al voto di scambio. De Luca ieri mattina ha partecipato all’apertura di tre servizi operativi nell’Ospedale del Mare; in conferenza stampa si è rivolto a un dirigente sanitario invitandolo a «non aver paura di mettere una firma o a firmare una transazione, mettendo in conto che si possa avere un avviso di garanzia. Ma se si ha la coscienza pulita si va avanti – ha aggiunto – oppure qui moriamo di avvisi di garanzia con la gente che non ha nemmeno i servizi essenziali». Poi, in serata, il governatore commenta sul suo profilo facebook: «Il livello di imbarbarimento a cui siamo arrivati nel nostro Paese lascia ormai senza parole. Come sempre, tranquilli tutti. Nessuno si distragga. Al lavoro». La Procura non si fermi al singolo episodio, esorta Maurizio Gasparri: «Quello che De Luca ha detto potrebbe reiterarlo ogni giorno. La Procura non deve limitarsi a un’indagine. Deve mettere questo personaggio in condizione di non nuocere più, rappresentando un pericolo per i campani e la democrazia. Ho chiesto da tempo una presa di posizione pubblica di un salernitano illustre, l’attuale avvocato generale presso la Cassazione Nello Rossi, già ex compagno di lotta politica di De Luca. Rossi non ha competenze dirette sulla vicenda ma una sua esternazione, una sua presa di posizione sarebbe gradita. O Nello Rossi approva l’operato del suo vecchio compagno?». Distante dal metodo politico deluchiano, Luigi de Magistris che commenta così la notizia: «Mi pare assolutamente un atto dovuto che si accerti, indipendentemente o meno da eventuali esposti, quanto accaduto in alcune giornate della campagna elettorale. Si sa – aggiunge il sindaco di Napoli – che quando si fa politica talvolta si eccede nei toni e si va sopra le righe, ma quello che abbiamo ascoltato e visto in campagna elettorale e’ andato anche molto oltre la dialettica politica». Il primo cittadino (che durante aveva toccato anche Salerno durante il suo tour elettorale, invitato dal consigliere comunale Dante Santoro) ricorda comunque che «non sono bastati appelli a fritture di pesce o ad altro per condizionare il voto che e’ stato inequivocabile: il 70% dei cittadini campani ha detto un bel no. Dando una batosta all’accoppiata Renzi-De Luca». Ancora Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana a Montecitorio dice: «Il problema non è l’indagine della magistratura, che farà il suo corso. Ma il giudizio politico sul clientelismo. E dal Pd ancora nessuna parola».