di Andrea Pellegrino
La Commissione parlamentare Antimafia chiede le carte alla Procura della Repubblica di Napoli mentre i Cinque Stelle depositano l’esposto. Il caso De Luca approda ufficialmente in Procura, con due diverse azioni: l’una che arriva dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle e l’altra direttamente da Roma. L’obiettivo è accertare o meno se si configuri il reato di voto di scambio dopo le dichiarazioni di De Luca emerse durante l’incontro tra il governatore e i sindaci della Campania per sostenere il sì al referendum. Quell’audio sarebbe dovuto approdare anche nella commissione presieduta da Rosy Bindi ma il voto contrario di Pd ed Area Popolare hanno fermato l’acquisizione. «Abbiamo dovuto prendere atto, nell’Ufficio di Presidenza della Commissione Antimafia, della contrarietà della maggioranza composta da Pd e Area Popolare, che sono rispettivamente i partiti del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Interni, di acquisire l’audio dell’intervento con il quale il presidente della Campania si è rivolto a 300 amministratori locali della sua regione – spiega il senatore Carlo Giovanardi, componente della Commissione Antimafia (Idea-Popolo e Libertà) – Al di là delle infelici battute del presidente Vincenzo De Luca sulle fritture miste e i totani arrosto, dall’audio, che la Commissione non potrà sentire formalmente, emerge un pressante incitamento rivolto agli amministratori a procacciare voti, trascurando anche i loro compiti di istituto per il sì al referendum, contando sul “rispetto” che imprenditori e professionisti devono alla Regione per finanziamenti già erogati e quelli che verranno erogati a loro favore, coinvolgendo anche i loro dipendenti. Preso atto del diniego all’acquisizione dell’audio, abbiamo comunque votato a favore della proposta della presidente Bindi di acquisire informazioni presso la Procura della Repubblica di Napoli su eventuali indagini in corso sulle affermazioni di De Luca e se personaggi citati nell’intervento come esempio da seguire di esperti di clientelismo scientifico e organizzato abbiano a che fare con la criminalità di stampo camorristico diffusa sul territorio», conclude Giovanardi. La richiesta di avvio di inchiesta è stata avanzata dai gruppi Gal, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega e Sinistra italiana. In Campania, invece, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle hanno depositato presso gli uffici della Procura di Napoli un esposto nei confronti del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Un atto per chiedere alla magistratura partenopea di effettuare gli opportuni accertamenti e valutare la sussistenza di eventuali profili di rilevanza penale rispetto alle parole pronunciate da De Luca nel corso di un’assemblea con 300 amministratori locali, in cui esalta il metodo clientelare e chiede di contattare il mondo dell’imprenditoria e della sanità privata perché portino voti al Sì. Si sono recati in delegazione per il deposito dell’esposto i consiglieri regionali Valeria Ciarambino, Maria Muscarà, Gennaro Saiello, Michele Cammarano e Luigi Cirillo. «Ci facciamo portavoce della Campania onesta, quella che non ha nulla a che fare con le pratiche clientelari, con il voto di scambio, e dei tantissimi cittadini che ci hanno chiesto di denunciare questo fatto scandaloso, che si sta tentando di insabbiare – sottolinea Valeria Ciarambino – la Campania non può essere più rappresentata da questo indegno presidente della Regione, che è reo confesso di clientelismo. In altre parti del mondo civile una simile vicenda avrebbe sollevato lo sdegno e la condanna di tutte le istituzioni e della politica. E invece solo silenzio o persino approvazione da parte di Renzi». «La verità è che ci sono dei passaggi in quei 26 minuti di audio che sono agghiaccianti – aggiunge – De Luca ora tenta di banalizzare e buttarla a ridere parlando di voto di scambio con la frittura di pesce, definendo pazzi i portavoce del Movimento 5 Stelle perché ci indigniamo che le massime istituzioni della nostra Regione facciano o inducano al voto di scambio. Cosa che per il Partito democratico è evidentemente la normalità, vista l’assenza di ogni reazione». «De Luca sta usando le istituzioni, i rapporti istituzionali, il peso istituzionale e il denaro pubblico per fare clientela per il sì al referendum, chiedendo voti contati agli imprenditori e alla sanità privata, oltre che ai “suoi” amministratori locali – attacca Ciarambino – Per questa ragione, oltre all’esposto abbiamo già pronta una mozione di sfiducia e per poterla depositare sfidiamo il centro destra a firmarla o 4 consiglieri capaci di dissociarsi dall’induzione al clientelismo di De Luca». Ed anche il centrodestra ha presentato la sua mozione di sfiducia nei confronti del governatore della Campania. «Le gravi parole pronunciate con alcuni amministratori campani in relazione al Referendum, l’opaco sistema di creazione del consenso e la ritirata scorrettezza isti-tuzionale – secondo quanto riferisce una nota dell’ufficio stampa del capo dell’opposizione di centro destra in Consiglio, Stefano Caldoro – vanno oltre la normale dialettica politica. In Consiglio Regionale sarà dunque necessario discutere del tema». Vincenzo De Luca in serata poi risponde a tutti: «Per ogni elemento di folklore se ne riparlerà dopo il referendum quando comunicheremo anche l’elenco di tutti quelli che saranno querelati per diffamazione».