di Brigida Vicinanza
“Volevamo solo continuare a lavorare anche in forma ridotta pur di tenere l’azienda in piedi. Purtroppo questa nostra impostazione non è stata recepita”. A dichiararlo è Ciro Pisano, che dopo mesi “rompe” il silenzio sulla questione della sua azienda, che è oramai agli sgoccioli. “Abbiamo sempre cercato – aggiunge Pisano – di lavorare insieme alle istituzioni per trovare un percorso condiviso, ma se ad ogni alternativa ci rispondono di “no”, allora dobbiamo prenderne atto e comportarci di conseguenza. Noi siamo sempre stati per il rispetto delle norme e delle leggi. Ora stiamo lavorando per trovare altre soluzioni perché noi abbiamo voglia di fare impresa sul nostro territorio, se ci permetteranno di farlo, oppure in territori limitrofi anche fuori provincia per poter continuare l’attività. Abbiamo una serie di maestranze capaci e il fatto che siamo bloccati è solo per un problema burocratico per i quali non riusciamo ad andare avanti”. In merito ad altre ipotesi per la delocalizzazione dell’impianto, l’imprenditore ha aggiunto: “Stiamo lavorando ad alcune ipotesi, ma queste possono avere successo solo se l’azienda è in piedi. Non possiamo delocalizzare un’azienda morta, ma un’azienda viva, che ha clienti”. Sul futuro dei lavoratori e sull’ipotesi di licenziamenti poi Ciro Pisano ha spiegato: “Abbiamo un rapporto molto stretto con i nostri dipendenti ma se non riusciamo a lavorare e produrre, allora saremo costretti a non poter utilizzare più le loro competenze. È importante che ci facciano riprendere le attività, perché se non riprendiamo a lavorare finisce tutto, l’impresa, l’attività e i lavoratori. Abbiamo cercato di tenere i nostri clienti che sanno la qualità del nostro prodotto qual è. I nostri clienti ci sono affezionati e stanno aspettando, ma il tempo passa. Da quando è partito il centro commerciale Le Cotoniere nelle vicinanze – ipotizza ancora Pisano – abbiamo avuto una serie di problemi, sarà anche perché la zona potrebbe essere interessante dal punto di vista immobiliare. Noi vogliamo fare il nostro lavoro nel rispetto delle norme. Se il pubblico ha bisogno della nostra area la espropria e noi la cediamo tranquillamente. Per il pubblico utilizzo tutto si cede” Riferendosi, infine, al sindaco di Campagna che non ha da subito alzato le barricate per la delocalizzazione dell’impianto nel suo comune, l’ingegnere ha poi concluso: “Non voglio entrare nelle polemiche e non voglio farne. Ognuno può dire quello che vuole. Fatto sta che è già la seconda volta che abbiamo preso un terreno in un’area e purtroppo troviamo ancora questa resistenza. La cosa che ci rammarica, però, è che non venga proprio visionato il progetto. Se sei una fonderia non ti vogliono a prescindere. Noi vorremmo collaborare anche con i comitati e con i cittadini ma mi pare che manchi proprio la volontà a questo punto per cercare delle soluzioni condivise”