di Brigida Vicinanza
La Regione archivia l’istanza di Via per le Fonderie Pisano per carenza documentale ed ora si dovrà ripartire. Gli uffici infatti non hanno potuto valutare l’istanza per il rilascio della Valutazione di impatto ambientale che, secondo la direzione per l’ambiente e l’ecosistema della giunta regionale della Campania, sarebbe obbligatoria. La proprietà si era rivolta anche al Tar contestando proprio l’assoggettabilità alla Via, rinunciando poi all’udienza cautelare all’atto del sequestro dello stabilimento da parte della Procura della Repubblica. Tra Comitato salute e vita e Presidio Permanente non si fanno attendere infatti le reazioni a quest’ultimo atto: “Anche questa volta si è dimostrata la volontà della proprietà di non delocalizzare” – ha sottolineato Lorenzo Forte – “La proprietà non sta facendo nessun atto per la delocalizzazione e credo ci sia un problema dei Pisano con le norme ambientali. I tecnici dell’Arpac di Caserta infatti già scrissero nelle loro valutazioni che la proprietà non possedeva la cultura delle “Bat”, ovvero le norme ambientali attuali che pare non siano conosciute e non hanno la capacità di comprensione delle regole per la tutela dell’ambiente, in quanto sono rimasti fermi agli impianti vecchi”. Anche dall’associazione Presidio Permanente arrivano le reazioni e Salvatore Milione ha infatti sottolineato che: “Il presidio permanente aveva effettuato l’accesso alla documentazione presso il comune di Salerno negli scorsi giorni ed aveva notato che il progetto era insufficiente. Ci si stava accingendo a fare le dovute osservazioni, come da legge, entro i 60 giorni, ma la Regione ha anticipato i tempi ritenendo che l’istanza presentata dalla Fonderie fosse carente. Si nota ancora una volta la condotta inadeguata dell’imprenditore Pisano, che nonostante avesse avuto tempo fin dal 24 marzo per produrre idonea documentazione, è stato capace di farsi respingere l’istanza di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale “dimenticandosi” il progetto definitivo e alcuni vincoli idrogeologici e paesaggistici. Grave era sembrata anche la mancanza di planimetrie e grafici esecutivi del “revamping” complessivo e il fatto che nella già incompleta documentazione consegnata non risultava adeguata la capacità delle vasche di decantazione dell’impianto di trattamento delle acque meteoriche, ritenuta già insufficiente dai tecnici Arpac durante i sopralluoghi di Aprile-Maggio”.