Di Adriano Falanga
L’accordo raggiunto da Pasquale Aliberti con Identità Scafatese, ha tre vincitori e due sconfitti. Dimessosi anche Ciro Petrucci da vice presidente Acse, a vincere è senza dubbio Pasquale Aliberti, che in un sol colpo evita l’inciucio e il pressing di chi crede di essere il tredicesimo uomo. Vincerà ovviamente Identità Scafatese, che incassa una netta vittoria, portando a casa l’accettazione delle proprie proposte e poco importa se suonano come resa, più che come condivisone, da parte dei (ex) colleghi di maggioranza. Vince il Cotucit, che pure non sarà costretto ad uscire allo scoperto per salvare Aliberti dalla debacle, conservando così il ruolo di “opposizione dell’opposizione”. Perdono coloro che con i se, i ma e i però, hanno tenuto in scacco il sindaco, optando per la “trattativa privata”, consapevoli di essere il “tredicesimo” voto. Perde il gruppo dei fedelissimi: Brigida Marra, Teresa Formisano, Diego Del Regno e Carmela Berritto, costretti a ingoiare un accordo contro voglia, dopo che hanno letteralmente dato battaglia ai colleghi dissidenti. Accettare l’accordo ora suona solo di resa, di paura di andare a casa, ecco perché i quattro faranno buon viso a cattivo gioco. Perde infine la città, comunque vadano le cose, costretta a teatrini di politica spiccia, fin dalla questione decadenza, dove davvero si toccò il fondo, e dove, tutto sommato, si sono incrinati i rapporti in maggioranza. Meglio sarebbe uscire allo scoperto, ed esporre chiaramente le proprie posizioni, invece tutto è limitato a “ciò che fa l’altro”. Cosicché stasera, nonostante comunicati, scontri, riunioni, vertici, pizzate, telefonate, nulla appare ancora certo. Ed è tutto qui il chiaro sintomo di un malato grave, perché la maggioranza alibertiana non è spaccata sui soli contenuti, ma sui rapporti umani. Non c’è più fiducia reciproca, ed è questo l’unico tassello fondamentale per garantire il governo della città. E poi, ammesso che l’accordo venga rispettato e i tre dissidenti votino il bilancio, la domanda legittima è: con quale maggioranza il sindaco Aliberti dovrà, da venerdì mattina, discutere quanto alle nuove nomine delle partecipate e degli assessori? E questo perché Stefano Cirillo, Bruno Pagano e Daniela Ugliano giurano di voler restare indipendenti. Oppure il sindaco accetterà pure di fare riunioni di maggioranza separate? Una con i fedelissimi e un’altra con i dissidenti? Domande queste che una parte di consiglieri ha già posto al primo cittadino. Insomma, chi sta con chi? Stasera davvero emergerà una nuova squadra?
SICIGNANO: “QUESTIONE DI STILE E COSCIENZA”
Come si può votare un bilancio quando l’assessore competente si è dimesso, in polemica proprio sull’argomento? La maggioranza ha disertato il voto durante l’ultimo consiglio comunale, adducendo che non poteva votare senza aver prima valutato l’abbandono di Raffaele Sicignano (in foto a destra, tra Aliberti e Stefano Cirillo). Le uniche motivazioni fornite da questi sono però state però non solo di natura politica, ma anche di critica per come la maggioranza ha affrontato la questione del pre dissesto. Fatto sta che Pasquale Aliberti ha respinto le dimissioni, ma Raffaele Sicignano ringraziando, ha ribadito di non voler desistere. “In merito al rigetto delle mie dimissioni del giorno 10/06/2016, e trasmessemi con mail istituzionale il giorno 13/06, si rappresenta come indicato in oggetto, che tali dimissioni sono irrevocabili – scrive l’ex assessore – Voglio ringraziarla per la fiducia riposta nella mia persona e per l’attestato di merito che mi riconosce per il lavoro svolto nella delicata materia del bilancio. Voglio ringraziare anche una parte della sua maggioranza, quella che ha provato a condividere e a collaborare con me per intraprendere la strada del risanamento dei conti dell’ente”. Ma non tutta la maggioranza è stata sodale con Sicignano, perché lo stesso giorno in cui Identità Scafatese (a cui l’assessore è vicino) dichiarava la sua indipendenza, dal gruppo dei fedelissimi venivano chieste le sue dimissioni. “Non mi sarei aspettato, però, che un’altra parte della stessa, quella tra l’altro più assente agli incontri che ci sono stati sul bilancio, potesse arrivare finanche a chiedere ufficialmente le mie dimissioni – chiarisce Sicignano – Sono sicuro che comprenderà il mio stato d’animo: è una maledetta faccenda di stile e coscienza che ci rende distinti e distanti, e pertanto non ritorno sui miei passi. Tuttavia sono disponibile in ogni momenti per qualsiasi chiarimento”.
LA MINORANZA: “PAROLA ALLE URNE”
“Quando si perde la maggioranza uscita dalla competizione Elettorale si ritorna alle urne. In questi anni abbiamo visto gli inciuci e il trasformismo politico quando è costato alla Città – accusa Mario Santocchio – Gli accordi sottobanco sono i più pericolosi per la Città, per i cittadini”. Non usa mezze misure Marco Cucurachi, Pd: “Succederà che i fuoriusciti voteranno regolarmente sia il bilancio consuntivo che quello di previsione, perché’ hanno ottenuto ciò che volevano. Siamo al ricatto politico che è peggio di qualsiasi voto perso. La dignità vale più di ogni cosa ed io se fossi un consigliere di maggioranza non voterei bilanci sui quali pende la scure del Ministero, della Corte dei Conti e della Commissione prefettizia. Non è una questione politica – aggiunge Cucurachi – ma di ordine personale e patrimoniale. Hanno scelto il peggio e il peggio avranno. Pasquale Vitiello, capogruppo Pdl, che con Pasquale coppola pure ha avuto un “approccio” istituzionale, finito vano: “Ho l’impressione che si volesse cambiare tutto per non cambiare niente. Dopo l’incontro istituzionale, durante il quale abbiamo legittimamente esposto le nostre proposte inerente il momento politico, non ci sono stati ulteriori momenti di confronto”. Scafati Arancione sembra profetizzare: “E’ evidente che coloro i quali voteranno questi documenti contabili sono ben consci della responsabilità che si assumeranno innanzitutto davanti alla cittadinanza, che vedrà ricadere su di sé le conseguenze di una gestione susseguita questi anni tra il “manuale Cencelli” e la lottizzazione di stampo partitocratico da prima repubblica – così Francesco Carotenuto, loro portavoce – Si supererà sicuramente il pericolo di commissariamento relativo alla non deliberazione sul bilancio, ma non si supererà l’empasse amministrativo e eutanasia politica che non fa bene alla città, la quale vivrà e assisterà ai tentativi di questa maggioranza di sopravvivere giorno dopo giorno in cerca dei numeri necessari a reggere.