L’orientamento ufficiale arriverà solo il 23 giugno, dopo il Consiglio Generale, ma appare già chiaro che Confindustria si schiererà per il sì al referendum sulle riforme costituzionali. Sostegno, dunque, alla linea del premier Matteo Renzi. Nel suo primo discorso da presidente, Vincenzo Boccia, salernitano classe 1964, ha ricordato che l’associazione degli industriali “si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione”. Un traguardo che appare ora “a portata di mano”, ha detto di fronte ad una platea di circa 3mila invitati tra industriali, banchieri e politici. In prima fila ad ascoltarlo anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, salutato dai presenti con un lungo applauso.
Nella relazione di Boccia, aperta con un tributo al suo predecessore Giorgio Squinzi e un ringraziamento commosso al papà Orazio, il capitolo riforme ha trovato largo spazio. Dopo una breve analisi sulla stato di salute della nostra economia, ripartita ma “non in ripresa” a causa di una “risalita modesta e deludente”, il neo presidente ha focalizzato la sua attenzione proprio sulle riforme, “strada obbligata per liberare il Paese dai veti delle minoranze e dei particolarismi”. Occorre “inaugurare una grande stagione della responsabilità, nella quale chi governa e sceglie prende decisioni e il consenso si misura sui risultati”. Tra i risultati raggiunti dal governo Renzi, a giudizio di Boccia, c’è l’allentamento delle politiche di bilancio in Europa: “Se oggi la politica di bilancio in tutta Europa non è più restrittiva, lo si deve all’azione dei governi italiani, soprattutto di quello in carica”. Ma occorre proseguire nell’azione ammodernatrice. “Molto è stato fatto, a cominciare dal mercato del lavoro, dal fisco, dalla scuola, dalla Pubblica amministrazione” ma molti di questi interventi “richiedono o richiederanno aggiustamenti”.
Sul fronte del fisco, l’idea di Boccia è quella di tagliare le tasse su imprese e lavoro spostando il carico fiscale sull’Iva.
Il tutto accompagnato da un “severo contrasto all’evasione”. In tema di lavoro e contrattazione, il presidente di Confindustria ha proposto uno scambio salario-produttività che dovrà essere la “bussola” delle nuove relazioni industriali. Nella P.A. bisogna andare sempre di più verso la semplificazione perchè la “zavorra di norme e regolamenti resta assurdamente pesante”. Breve accenno anche alla questione meridionale: “Al Sud – ha affermato – non servono politiche straordinarie ma politiche più intense, uguali a quelle necessarie al resto del Paese”.
Altra sfida per l’Italia è la lotta all’illegalità che “va punita”. Una battaglia, a giudizio di Boccia, da affrontare prima che nelle aule dei tribunali a livello sociale. “Dobbiamo isolare – è il suo monito – chi viola il patto sociale, frena il progresso economico oltre che civile del Paese, fa concorrenza sleale e peggiora la qualità delle istituzioni”.
Allargando lo sguardo all’Europa, Boccia ha espresso forti preoccupazioni per un’Unione che sembra “scricchiolare” ed è messa a rischio da un’eventuale Brexit con il suo effetto domino.
Anche la chiusura del Brennero è vista con timore: “Chiuderlo è come bloccare un’arteria, causerebbe un infarto”.
Infine una riflessione sulle imprese. “Prima di chiedere agli altri – ha sottolineato – dobbiamo iniziare ad indicare ciò che spetta a noi”. Da ex presidente della Piccola Industria dell’Associazione, Boccia ha invitato le aziende ad ingrandirsi perchè “piccolo non è bello in sè, ma è solo una fase della vita dell’impresa. Dobbiamo crescere, crescere deve diventare la nostra ossessione”.