Di Adriano Falanga
Si fanno i conti a Palazzo Mayer, in ogni senso, e non solo per rientrare dal pre dissesto. Servono tredici voti questa sera per votare il Rendiconto 2015 e proseguire la consiliatura. La rottura tra le fila della maggioranza è però profonda, i toni sono forti, e ricucire sembra oramai inevitabile. Una netta contrapposizione politica che sembra guardare più al dopo che al presente. Come se fosse scontato che la scadenza del secondo mandato Aliberti sia anticipata, o meglio, sia oramai certo lo scioglimento del consiglio comunale. Sullo sfondo c’è il voto al Bilancio, lo spettro del dissesto, il piano di rientro da presentare. Perché presentare oggi un pacchetto di emendamenti al previsionale 2016 prima del voto al consuntivo 2015? “Per me ha il sapore di un ricatto” ripete Brigida Marra, convinta che il consuntivo vada votato a prescindere dal deficit strutturale. Chiedere l’azzeramento dei cda delle partecipate per “obiettivi non raggiunti” significa attestare il cambio di rotta politico, con la presa d’atto dei mutati equilibri di maggioranza. Insomma, Eduardo D’Angolo, presidente dell’Acse, dopo essere stato bocciato dal presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola viene respinto anche da una nutrita fetta di consiglieri, oltre all’assessore al Bilancio Raffaele Sicignano. Tagliare lo staff, quindi mandare a casa Giovanni Cozzolino, mandare a casa anche dirigenti pro tempore come l’architetto Camera significa “spogliare” Pasquale Aliberti dei suoi migliori e fedeli collaboratori. Proposte che possono certamente andare a ridurre le spese, ma che segnano un deciso e radicale cambio di passo amministrativo. Al sindaco non viene più riconosciuta la totale autonomia nelle scelte, questa volta occorre ponderare, e trovare persone magari vicine anche alla maggioranza, oltre che allo stesso primo cittadino. Il voto di questa sera ha già disegnato un nuovo scenario politico, e tutto sommato rappresenta semplicemente la stabilizzazione di quanto accaduto durante la forzatura sulla decadenza. Forse avrà sbagliato il primo cittadino a sottovalutare il crescente dissenso tra la sua fila, oppure lo ha indirettamente fomentato, cercando un escamotage tutto politico che possa permettergli l’uscita di scena senza passare per le dimissioni (che suonano sempre come una sconfitta) e prima di un eventuale, quanto probabile, scioglimento dettato dall’esito delle verifiche della commissione d’accesso, che con l’antimafia sta rivoltando l’Ente come un calzino. Tredici voti per andare avanti, e anche l’ipotesi del voto a favore del Cotucit di Michele Raviotta e Filippo Quartucci va scemando. Una cosa è votare con la maggioranza provvedimenti condivisibili, un’altra cosa condividere con loro il Bilancio, che è il resoconto dell’attività amministrativa. E il Cotucit, almeno ufficialmente, non è al governo della città.
Come spiegarlo ai propri elettori? Un rendiconto pesante, contestato dal Mef, su cui pesano anche le osservazioni e riserve dei Revisori dei conti. Non è semplicemente il prendere atto di spese già sostenute, perché a quanto pare, qualcosa è andato storto. E dall’ufficio finanziario retto dal ragioniere capo Giacomo Cacchione ancora non sono pronte le opportune modifiche da apportare al Previsionale 2016, votato dalla Giunta senza un dovuto piano di rientro allegato. La squadra di maggioranza uscita dalle urne nel 2013 conta sedici consiglieri, sindaco compreso. Togliendo Pasquale Coppola e Pasquale Vitiello restano 14. Se Identità Scafatese tiene ferma la sua posizione, si arriva a 10. Non solo, sembra intenzionato a non prendere parte alla seduta anche Mimmo Casciello, che prosegue la sua personale protesta contro il non ingresso in giunta. E non è detto che tra i restanti alibertiani non ci sia chi decide di fare un passo indietro all’ultimo momento. E’ il caso di Alfonso Pisacane o Alfonso Carotenuto, ma anche di Pasquale De Quattro, che potrebbe decidere di seguire l’amico di sempre Roberto Barchiesi. E intanto continua il pressing su Coppola e Vitiello, dopo l’intermediazione di Giancarlo Fele, è stato il turno di Teresa Formisano di provare a fare da mediatore. La replica però è sempre la stessa: prima le dimissioni di Pasquale Aliberti. Ieri sera riunione urgente di giunta e maggioranza, si prova a trovare una soluzione per uscire dalla crisi, che sembra avere oramai e irrimediabilmente segnato il destino di Aliberti. Si può ancora mediare, forse. Per farlo è però necessario prendere tempo, e stasera la maggioranza potrebbe decidere anche di non presentarsi al voto, oppure di prendere atto della fine di un progetto durato 8 anni. A meno che non spunti il coniglio dal cilindro.
DANIELA UGLIANO: “NON VOTEREMO IL BILANCIO”
A margine della riunione di maggioranza di ieri sera, così Daniela Ugliano, a nome del suo gruppo: “Partendo dal presupposto fondamentale che sia il bilancio di previsione che quello consuntivo sono momenti di verifica tecnica e politica e considerando che è ormai noto a tutti che l’ente è strutturalmente deficitario ed in pre-dissesto, così come relazionato dal Mef in novembre 2015 e confermato poi dai revisori dei conti, Il gruppo Identita’ scafatese congiuntamente a Barchiesi ha fatto alcune proposte nell’intento di rimuovere parzialmente l’enorme criticità attraverso un intervento di spending review. Ci aspettavamo una discussione proficua e non di chiusura con gli altri membri della maggioranza, invece, malgrado le nostre proposte fossero nell’interesse della città ci siamo scontrati con una logica personalistica. La politica dell’inciucio non ci appartiene e nemmeno quella del ricatto! Abbiamo solo chiesto una partecipazione democratica e non abbiamo dato nessun aut aut. Queste le ragioni per le quali non riteniamo di esprimere un parere favorevole sul rendiconto di gestione.
BARCHIESI: “NON SIAMO RICATTATORI”
“Quando la politica o un cda di una partecipata non raggiunge gli obiettivi credo che sia lecito rivedere gli stessi, riprogrammando anche le risorse e i compensi e anche mettere in discussione il proprio ruolo a cominciare dal mio”. L’unico assessore a parlare il giorno dopo il “terremoto” politico che ha scosso palazzo Mayer e che sembra segnare il cammino della consiliatura, è Raffaele Sicignano. E le sue parole vanno esattamente nella direzione delle proposte del gruppo Identità Scafatese, oramai lanciatissimo nella prospettiva del post Aliberti. A breve ci dovrebbe essere anche l’apertura di una sede fisica, a raccogliere adesioni per un sicuro progetto politico che guarda al dopo. Capogruppo oggi è Stefano Cirillo, esperto e navigato consigliere comunale, già assessore con il primo sindacato Aliberti. Leader della compagine è però Daniela Ugliano, immagine nuova e in salsa rosa di una probabile candidata sindaco. Non lo diranno mai, ma il percorso sembra delineato. A supporto l’attuale assessore al Bilancio Raffaele Sicignano, già in rottura con il primo cittadino dopo l’azzeramento delle deleghe di gennaio scorso, quando fu ad un passo dalle dimissioni, che avrebbero di fatto aperto una crisi. “L’azzeramento della giunta dopo sei mesi era stato già da noi dichiarato nei mesi scorsi – ribatte Cirillo – quindi non vedo perché meravigliarsi oggi che viene ribadito. Occorre dare un segnale forte di cambiamento”. Due assessorati e la presidenza dell’Acse, è questa la voce che gira tra le fila degli alibertiani, come richiesta “aggiunta” al pacchetto degli emendamenti al bilancio presentato da Identità Scafatese. Pettegolezzi secondo i quattro dissidenti. “Abbiamo illustrato al Sindaco, che chiamo a testimone, i punti salienti del nostro documento politico programmatico. E solamente di questo si è discusso e non, di assessorati e presidenze di partecipate – la secca smentita di Roberto Barchiesi – Se qualcuno pensa di screditarci moralmente, e farci passare per ricattatori, si sbaglia. E di grosso anche”.