Di Adriano Falanga
Tempi bui per le casse comunali, tempi bui per la maggioranza di Pasquale Aliberti, chiamata a breve a votare un rendiconto 2015 che presenta gravi inadempienze segnalate dal collegio dei Revisori dei Conti, ma non solo, è stato accertato lo stato di “Deficitarietà Strutturale” dell’ente. E la proposta di deliberazione del rendiconto lo riporta chiaramente: “prendere atto che come dimostra l’apposita tabella dei parametri del DM Interno del 18.02.2013, per l’esercizio finanziario del 2015 sussistono le condizioni di deficitarietà strutturale”. Pertanto, come attestato dai revisori, l’ente è da considerarsi soggetto ai controlli di cui all’art. 243 del Tuel. O meglio, all’invio di una commissione ministeriale, che è altra cosa da quella già arrivata del Mef, che pure ha relazionato gravi incongruenze. Un Palazzo Comunale da monitorare, sorvegliare, verificare, per evitare il dissesto finanziario, che segnerebbe la debacle del Comune di Scafati. Allarmismo esagerato? Mica tanto. Sono considerati in condizioni strutturalmente deficitarie i Comuni che presentano gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio; tali condizioni sono rilevabili da una apposita tabella, allegata al certificato sul rendiconto della gestione del penultimo esercizio contenente parametri obiettivi: qualora almeno la metà di tali parametri presenti valori deficitari, l’ente è dichiarato strutturalmente deficitario. E cinque su dieci non sono rispettati. In sostanza, i parametri obiettivi permettono di individuare gli enti locali in situazioni di pre dissesto, e cioè quegli enti che presentino una situazione di difficoltà finanziaria non momentanea che potrebbe evolvere in dissesto vero e proprio. I Comuni che si trovino in condizioni di deficitarietà strutturale sono soggetti al controllo centrale della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali, istituita presso il Ministero dell’Interno (art. 155 T.U.E.L.), che ha il compito di verificare la compatibilità finanziaria dei provvedimenti con i quali si approvano le dotazioni organiche e si provvede all’assunzione di personale. Essi sono inoltre sottoposti al controllo centrale sul rispetto di percentuali prestabilite di copertura del costo di alcuni servizi mediante l’onere di presentazione di apposita certificazione. Quei Comuni strutturalmente deficitari che non rispettino queste percentuali di copertura vengono sanzionati con la riduzione dell’1% del contributo statale ordinario spettante per l’anno nel quale si è verificata l’inadempienza. Al controllo centrale sulla copertura dei costi dei servizi sono assoggettati anche gli enti che non hanno presentato il certificato al rendiconto con la tabella dei parametri di deficitarietà strutturale fino alla presentazione di quest’ultima e gli enti che non hanno approvato nei termini il rendiconto della gestione fino al momento della sua approvazione nonché gli enti che hanno approvato lo stato di dissesto finanziario per tutta la durata del periodo di risanamento. Insomma, chi vota il consuntivo prende atto anche dello stato di pre dissesto finanziario di palazzo Mayer, con le eventuali conseguenze del caso. I parametri non rispettati che certificano lo stato di deficitarietà fanno riferimento ai residui attivi e passivi e al loro accertamento, nonché ai procedimenti di esecuzione forzata (ben 120 mila euro nel 2015) e all’anticipazione di Tesoreria non rimborsata al 31.12.2015 superiore al 5% rispetto alle entrate correnti. Insomma, se non è allarme rosso, la sirena comincia però a suonare.
NUOVA COMMISSIONE A PALAZZO MAYER, CHIAMATO A RISANARE
Giacomo Cacchione, dirigente capo dell’ufficio finanziario di Palazzo Mayer ha provato a controdedurre le osservazioni dei Revisori dei Conti o almeno ad una parte di queste. Sullo stato di Deficitarietà Strutturale, che comporterà certamente l’arrivo di una nuova commissione a Palazzo Mayer, è impossibile replicare, tant’è che la proposta di deliberazione lo mette bene in risalto, come è giusto che sia, onde evitare che qualcuno possa dire: “io non lo sapevo”. Chi vota, voterà nella piena consapevolezza di essere in pre dissesto. L’efficace monitoraggio dei parametri identificativi delle condizioni di deficitarietà strutturale consente, in effetti, di individuare gli enti con seri scompensi finanziari, a fronte dei quali sono quasi nulle le attuali prescrizioni correttive (copertura minimale del costo dei servizi da certificare). Opportuna, quindi, un’azione correttiva che prescriva obblighi sul versante delle entrate e delle spese utili al raggiungimento di indicatori di virtuosità da rispettare. Improduttiva degli effetti auspicati l’imposizione di sanzioni, che sarebbero certamente causa di aggravamento dello stato di crisi. E, peraltro, la sanzione ultima in mancanza di interventi di riequilibrio esiste già ed è la peggiore: il dissesto. E’ opportuno ricordare che le pesantissime conseguenze del dissesto sono l’aumento di imposte, tasse e tariffe dei servizi agli importi massimi, con gravame sui cittadini e sugli utenti; il divieto di indebitamento, con ricadute facilmente comprensibili per la mancanza di spese di investimento attivabili; la rideterminazione della dotazione organica e la dichiarazione di eccedenza del personale in soprannumero, che potrebbe imporre la messa in disponibilità e allontanamento di dipendenti dell’ente (non è il caso di Scafati, notoriamente in sottorganico); Il congelamento dei crediti vantati dai fornitori, che potrebbe portare al fallimento delle partecipate comunali che garantiscono i servizi essenziali, tra cui i rifiuti. Per scongiurare tutto questo, occorre adesso un serio piano di risanamento, che dovrà riportare i conti del Comune al rispetto dei parametri ministeriali. Non potendo però ridurre l’organico, l’ente è chiamato ad effettuare una politica di tagli, senza intaccare i servizi essenziali, e rispettando i parametri di spesa. Una situazione non certo facile, ma neanche impossibile. E’ l’ultima chiamata per l’amministrazione Aliberti.