Voglio essere quota “arcobaleno” di queste amministrative”. Martina Castellana e la questione quote rosa, prendono due strade diverse, dopo essere già state al bivio, in quanto la candidata transgender al consiglio comunale, è donna di nome. Ma la “donna tra le donne” delle amministrative 2016, candidata in lista con il giovane Dante Santoro non è d’accordo con l’obbligo della presenza delle quote rosa tra i voti in quanto “rappresentano una sorta di discriminazione del genere femminile, le donne così perdono il loro essere tali”. Non è il genere, ma l’essenza delle persone a fare la differenza, ne è convinta la dermatologa salernitana che lancia la provocazione: “Se proprio vogliamo fare una discriminazione allora ci deve essere anche la quota arcobaleno. A questo punto io cosa sono? Faccio il jolly. Ma preferirei che chi mi vota, lo faccia in maniera “secca”, non voglio accanto a me nessun titolo o genere. Non credo si possa vietare a un elettore di percepirmi come donna, in una sorta di “machismo” maschile che non è giusto. Nel 2016 non è possibile ci sia ancora questa disparità, qualsiasi donna così perde di valore, è degradante ed è come se si calpestasse la dignità della persona, non esistono donne che debbano esserci per forza, ci sono persone e personalità diverse, ma non generi”. Infine la candidata ha concluso: “Se mi votano come quota azzurra o mi annullano poi i voti ricorro a Strasburgo”. Margaret Cittadino, una delle quote rosa di Salerno per tutti con Lambiase sindaco, nonostante si ritiene d’accordo in parte all’obbligo della presenza delle donne in lista, esprime comunque un pensiero che si dissocia dall’essere d’accordo in toto. “L’obbligo deve esserci, perché anche le donne devono rappresentare un elemento importante di azione di promozione sociale e positiva, che altrimenti, come accade spesso durante le elezioni comunali, sarebbero messe da parte per le promesse di potere e soltanto basate sull’economia, dei candidati di genere maschile”. Poi continua: “Fa differenza però il come le donne prendono parte alla sfida delle elezioni amministrative e il ruolo che assumono. Non devono essere semplicente quelle che “seguono” un uomo, che sia per grado di parentela o non. Se ciò accade è responsabilità di una gestione politica che non funziona”. Infine la candidata al consiglio comunale conclude: “Dopo l’obbligo bisogna riconoscere il ruolo della donna come persona che va di pari passo con l’uomo e come promotrice sociale di sviluppo e innovazione per la città e all’interno della battaglia elettorale”.
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