Ora vuole parlare come un normale cittadino ma rimpiange i tempi passati. Ma non tanto i partiti di allora. Ammette che la Dc non tornerà, non ci sono quelle condizioni storiche. Non c’è l’alternativa e non c’è in nessun campo. «Un vuoto totale» per Paolo Del Mese, ex sottosegretario alle partecipazioni statali, ex deputato che ricorda i vecchi tempi quando il confronto era alla base di tutto. «E’ facile dire alla Bartali l’è tutto da rifare, ma come?», s’interroga Del Mese. Oggi la sua forza fisica è straordinaria nonostante l’intenso anno che ha alle spalle che lo ha visto agli arresti per il crac Amato e con un problema fisico alle gambe, oggi superato. Senza segreti ci racconta le sue impressioni sulla Salerno di oggi, sul Crescent, sulla Cittadella Giudiziaria e sulle prospettive politiche. Andreottiano di ferro, è stato uno degli uomini di punta della Dc della prima Repubblica. Oggi precisa: «Non rinnego il passato, anzi ne sono convinto e rifarei tutto ma voglio che i miei giudizi siano interpretati, ora, come semplice cittadino”. Onorevole Del Mese, un giudizio sulla Salerno di oggi? «C’è un tentativo in atto di sviluppare un aspetto turistico della città di Salerno e ritengo che sia l’unica strada percorribile anche per contenere un problema occupazionale. Con gli interventi in atto credo che Salerno debba sfruttare questa occasione d’oro. La situazione economica è gravissima e la disoccupazione non si risolve a chiacchiere, bensì con proposte concrete. Quella di dare una impronta a Salerno di tipo turistico mi sembra una proposta seria. Occorrono investimenti. Le risorse non possono essere più recepite attraverso l’aumento delle tasse, bensì con investimenti specifici. E non parlo solo di quelli edilizi ma anche di investimenti di carattere culturale o ambientale». Un esempio? «Quando mi capita di passeggiare lungo la litoranea, assisto ad un spettacolo squallido. Eppure quella è una zona che potrebbe fare invidia a Rimini e Riccione. Ma occorre un piano di sviluppo concreto ma soprattutto concordato con tutti i comuni interessati. Non si può consentire che ogni comune faccia ciò che vuole di quell’area. Poi c’è il problema dell’aeroporto… Ma qui non sappiamo che fine faccia». Torniamo a Salerno città. Cittadella Giudiziaria? «Un mostro sia sotto il profilo architettonico che per l’ubicazione». Insomma anche lei come Gaspare Russo (intervistato qualche settimana fa), pensa che la Cittadella andava realizzata nei pressi della Centrale del Latte? «Certo. Russo ha ragione. Quella era la zona adatta». Passiamo al Crescent.. «Ammetto che possa non piacere ma quale è l’alternativa? Io sono favorevole se l’opera Crescent è inserita nel progetto di sviluppo turistico della città». Porto di Salerno. Gaspare Russo ci ha detto che rimpiange solo la realizzazione del porto nella parte occidentale della città «Si è vero. Non andava fatto lì. E’ un pugno nell’occhio che stona con il paesaggio della costiera amalfitana. E’ stata una scelta sbagliata. Ma allora anche il porto era una occasione di sviluppo per la città di Salerno. Oggi si parla di delocalizzazione ma io penso che sia difficile spostarlo da lì». Piazza Mazzini, via Vinciprova, area ex Cementificio sono zone messe in vendita dal Comune.. «Va bene, sono favorevole. Il Comune deve realizzare» Dopo De Luca chi verrà? «Bella domanda. Io non condivido l’eccessiva personalizzazione della politica. Non siamo in un regno dove uno indica il successore». Ma lascerà Salerno? «Quanto alla incompatibilità, la legge va rispettata. Quanto, invece, al suo rapporto con Salerno, lui s’identifica con questa città. Non si disinteresserà mai di Salerno. Il suo legame è troppo forte».
CRAC AMATO:
«Sono abituato a difendermi nelle aule e non dalle aule». Sulla vicenda Amato, Paolo Del Mese, sintetizza così l’inchiesta sul crac dello storico pastificio salernitano. «Sto dimostrando – dice l’ex deputato – la mia verità nelle aule del tribunale. Posso dire che nei miei confronti, prima del processo giudiziario è stato messo in piedi un processo mediatico». «Si dimentica – spiega – che la vera cifra del fallimento del pastificio si aggira intorno ai 200 milioni circa. Il mio prestito nei confronti di questa cifra pare che sia irrisorio e che sicuramente non ha a che fare con il crac». Una lunga custodia cautelare, cosa le è rimasto impresso? «Voglio dire che in un anno di custodia cautelare – racconta Del Mese – unico caso italiano per questo genere di reato – tre sono le cose che mi hanno colpito duramente: non aver potuto accompagnare mia figlia alla nascita di mio nipote; aver dovuto fare una confessione con un prete, in un ospedale, alla presenza di un piantone; non aver potuto partecipare ai funerali di Giulio Andreotti. E naturalmente resta il forte dispiacere per aver procurato dolore e preoccupazioni alla mia famiglia». E sull’inchiesta, Del Mese spiega: «Dimostrerò tutto e confido naturalmente nell’esistenza di una giustizia vera. L’intera vicenda si basa su un rapporto della Guardia di Finanza. Nel mio controinterrogatorio che ci sarà il 30 settembre spiegherò le inesattezze contenute in quel rapporto. Ma non intendo fare polemiche. Nelle aule di tribunale verranno fuori i fatti». Come la famosa cena a villa Maria (Amato)? «Sono stato io a raccontare tutto ai magistrati. Sono stato io a dire i presenti. Era una normale cena con tanto di famiglie. Nulla di particolare. C’erano circa quaranta persone. Ma la vicenda della cena è una cosa – ribadisco – che ho raccontato io. C’erano i rappresentanti del gruppo Amato e quelli del Monte dei Paschi di Siena. Io mi sono limitato a farli incontrare. Per il resto non so nulla. Solo di questa cena a cui hanno preso parte ospiti accompagnati dalle famiglie». Lei ha evitato il patteggiamento, a differenza di altri «Perché mi ritengo non colpevole».
Andrea Pellegrino