di Andrea Pellegrino
Non meritano nessuna verifica, non meritano nessuna verità. Gli ex operai dell’Ideal Standard hanno amaramente incassato un nuovo no dal Tribunale del Lavoro che li ha anche condannati al pagamento delle spese legali (1700 euro) in favore dell’Inps. Ieri mattina il deposito del decreto che segue l’udienza della scorsa settimana. Il danno, la beffa, la preoccupazione lavorativa, la propria salute, i morti: tutto spazzato via in quattro paginette redatte dal collegio della sezione lavoro e previdenza del Tribunale di Salerno. I giudici De Nicola, Lionetti ed Orio hanno respinto la reclamo presentato dagli avvocati Anna Amantea e Dante Stabile, per la richiesta di un accertamento tecnico preventivo che avrebbe potuto far chiarezza su quanto accaduto all’interno dello stabile industriale dell’Ideal Standard e su quanto raccontato dai protagonisti di quella triste stagione. Non è bastano il parere favorevole dell’Inail (costituita con tanto di parere Contarp), la disponibilità dell’Asl, il clamore mediatico che ha coinvolto anche la Cisl nella battaglia e la notizia di reato giunta alla Procura di Salerno, a far concedere un accertamento che avrebbe potuto evitare ulteriori procedimenti giudiziari ed aprire la fase della verità sull’interramento dell’amianto presso l’opificio industriale di via Talamo. Non sussistono i caratteri dell’urgenza, scrivono i giudici nel dispositivo, non tenendo conto – secondo i legali degli ex operai – dei due decessi che si sono verificati negli ultimi mesi e delle cartelle cliniche che marchiano tristemente alcuni dipendenti. E respingendo ancora la preoccupazione che «l’intera struttura dell’opificio potrebbe essere a breve oggetto di integrale demolizioni». Ipotesi questa contestata dal Collegio che l’avrebbe ritenuta «allo stato senza fondamento». Ancora, il Collegio ha rilevato l’inammissibilità del reclamo sulla base di una sentenza della Cassazione del 1996. Pronuncia che, così come si legge nel ricorso presentato dagli ex dipendenti, sarebbe superata di gran lunga da una sentenza della Corte Costituzionale pubblicata nel 2008. Dunque, la dura opposizione reiterata dall’Inps avrebbe convinto i giudici. Al punto che l’istituto previdenziale si vedrà corrisposto anche le spese legali sostenute dal proprio avvocato. In particolare l’Istituto attraverso l’avvocato Di Feo ha eccepito «l’insussistenza dei presupposti di urgenza e la provvisorietà dell’istanza istruttoria e la strumentalità dell’accertamento». Ma si andrà avanti, annuncia Anna Amantea pronta a predisporre ora i ricorsi ordinari (circa 80) sempre al Tribunale del Lavoro. «Con questa procedura – spiega – volevamo snellire il procedimento, e ci saremmo fatto carico anche delle spese del consulente. Ed, invece, questa pronuncia mi sorprende. Il Tribunale di Salerno ha preferito non concedere l’accertamento per una semplice verifica. Si andrà avanti con i ricorsi ordinari».