Scafati. Decadenza, Aliberti ritira il contenzioso e rilancia: "dimettiamoci tutti" - Le Cronache
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Scafati. Decadenza, Aliberti ritira il contenzioso e rilancia: “dimettiamoci tutti”

Scafati. Decadenza, Aliberti ritira il contenzioso e rilancia: “dimettiamoci tutti”

Di Adriano Falanga

Aliberti resta al suo posto. Come da vigilia,  è stata una seduta consiliare al cardiopalma, che termina con un inaspettato colpo di scena:”dimettiamoci tutti”.  Comincia con una riunione di maggioranza tenuta prima della seduta il tanto atteso consiglio comunale avente come tema centrale la decadenza del primo cittadino. Presenti tutti, anche i dissidenti Pasquale De Quattro, Roberto Barchiesi e Alfonso Carotenuto. C’è anche Stefano Cirillo. Prima di entrare nel nocciolo della serata, il primo cittadino ha voluto prendersi oltre mezz’ora per rispondere, e smontare, la mozione del Partito Democratico inerente le politiche dell’ immigrazione e  della sicurezza. Volti tesi in maggioranza, mentre Aliberti appare sereno. Ancora più serena la minoranza, nonostante il Tar in mattinata ha rigettato la domanda di adozione di misura cautelare monocratica presentata dal presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola, che mirava a sospendere “inaudita altera parte” il deliberato del consiglio comunale convocato da Teresa Formisano il 27 novembre. Il giudizio è stato fissato dopo la Camera di Consiglio del 12 gennaio 2016. Una decisione che secondo Aliberti mostra “che operiamo nella legalità” e che avrebbe convinto la maggioranza ad andare avanti nel procedimento della decadenza del primo cittadino.

Arriva però il primo colpo di scena, all’apertura della discussione sulla decadenza gli animi si accedono quando l’assessore dimissionario Diego Chirico  chiede parola. Premesse le  sue scuse al presidente Coppola, legge una Pec arrivata qualche ora prima dal responsabile dell’Avvocatura Francesco Romano. Il legale informa l’Assise della decisione del sindaco di ritirare il contenzioso, che di fatto fermerebbe il procedimento della decadenza. Spunta però un emendamento richiesto dai consiglieri di maggioranza Brigida Marra, Daniela Ugliano, Teresa Formisano, Alfonso Pisacane, Carmela Berritto. Si chiede di riconoscere la delibera 57 del 27 novembre, cioè il deliberato su cui pende il giudizio del TAR. “Il sindaco rinuncia, ma noi riteniamo necessario andare avanti nel procedimento” spiegherà la forzista Marra. Appare subito palese la contrarietà di Coppola di procedere, in quanto all’ordine del giorno “c’è la seconda fase del procedimento di decadenza, e non il terzo”. Uno scenario ampiamente previsto alla vigilia. “Non consentiremo di recuperare gli effetti della delibera del 27, votata in un consiglio comunale secondo il vice Prefetto convocato illegittimamente e su cui dovrà pronunciarsi il Tribunale amministrativo. Per questo motivo riteniamo inammissibile l’emendamento” è la posizione di Marco Cucurachi, PD. Secondo Mario Santocchio, Fdi: “apprendiamo con piacere della rinuncia del sindaco, ora tocca scusarsi con la città per averla tenuta sospesa su questo procedimento”. Secondo l’avvocato ex presidente del Cstp, l’emendamento proposto cambierebbe l’ordine del giorno, e quindi inammissibile. Coppola annuisce.

Viene sospesa la seduta per cinque minuti, affinché i consiglieri possano confrontarsi. Non è chiaro perché, nonostante il sindaco abbia ritirato il contenzioso, cinque suoi consiglieri vogliano però proseguire il procedimento e legittimare la seduta del 27. È ancora Brigida Marra a spiegare: “il TAR non ha sospeso la delibera 57 quindi l’emendamento è pienamente legittimo. Se non si attiene al regolamento comunale lei presidente si rende responsabile di omissione di atti d’ufficio”. Coppola propone di accogliere la rinuncia del sindaco e di ritirare il contenzioso, fermando quindi il procedimento di decadenza. Si accendono gli animi quando questi chiude la discussione rifiutando l’intervento di Daniela Ugliano, Aliberti, che non puo prendere parte alla discussione, prova a interagire con i suoi consiglieri ma viene richiamato al silenzio più volte. Si scatena una bolgia, viene chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. “È omissione di atti d’ufficio” continua ancora la maggioranza. Lo scontro è sull’emendamento, sia Coppola che la minoranza si ostinano a dichiararlo inammissibile perché di fatto andrebbe a legittimare il consiglio comunale del 27. Finisce che il deliberato viene votato dalla sola minoranza in quanto l’altra parte lascia l’aula. Ma non finisce qui, perché al rientro in aula è la minoranza che abbandona. Si cambia registro e Daniela Ugliano lancia la proposta shock: “dimettiamoci tutti allora, noi domattina saremo dal notaio, ma dobbiamo farlo tutti assieme”. Insomma, continuare fino al 2018 sembra proprio impossibile e non voluto. La sfida questa volta non è più la decadenza, ma le dimissioni collettive. La minoranza accetterà?